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La scelta dell'addio non è stata facile per nessuno. Non lo è stata sicuramente per il club, che comunque ha potuto fare affidamento su di lui per sette anni trovando sempre un professionista serio e un giocatore di assoluto livello, e non lo è stata per il diretto interessato, che sperava di chiudere la carriera proprio alla Juventus e a Torino, la città in cui ha costruito la sua famiglia, tanto da rifiutare i milioni dell'Arabia che però ha saputo aspettare il momento giusto per riprovarci. Ora, sul tavolo, c'è uno stipendio monstre da 19 milioni di euro a stagione per un biennale, insieme a un'offerta di 5-6 milioni per il cartellino. Praticamente impossibile dire di no.
 

I numeri di Szczesny


Wojciech Szczesny è prossimo a salutare i bianconeri dopo 252 presenze complessive, per un totale di 22.517 minuti, e 103 partite senza subire gol. Anche nella stagione appena conclusa il portiere polacco è stato un titolare fisso, giocando sostanzialmente sempre tranne che in Coppa Italia, per l'accordo di lasciare un po' di spazio a Mattia Perin. Per lui 35 presenze e 15 clean sheet in quest'ultimo campionato, con 30 reti subite. Con la maglia della Vecchia Signora Tek ha vinto tre scudetti e altrettante Coppe Italia, oltre a due Supercoppe italiane; nel 2019-20, inoltre, è stato eletto miglior portiere della Serie A.
 

Szczesny, i motivi dell'addio


Perché, dunque, la scelta della Juventus di dirgli addio e di puntare su Michele Di Gregorio? I motivi sono sostanzialmente di ordine economico. Troppo pesante per gli attuali standard del club, infatti, il suo ingaggio da 6,5 milioni di euro a stagione, ancor più a 34 anni già compiuti. Meglio andare, secondo Cristiano Giuntoli, su un portiere un po' più giovane, in rampa di lancio, senza pretese eccessive ma comunque in grado di offrire garanzie: da qui il nome dell'estremo difensore del Monza (classe 1997), che a differenza per esempio di un Marco Carnesecchi era più abbordabile anche a livello di cartellino. Per Szczesny, dunque, non c'era più spazio, considerando anche la presenza in rosa di quel Perin che forse già di per sè meritava più spazio. E allora sarà addio, si spera senza rimpianti. I ricordi, poi, resteranno.

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