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Che peccato, Dusan. Che peccato davvero. Poi tutto scoppierà come una bolla di sapone e quasi ci dimenticheremo di quello che è successo, però adesso, con una piccola ferita aperta, tocca pure un po' risentirsi. Ed evitare d'infilare i paraocchi su un rapporto non ancora decollato. Eh, com'è la situazione tra Vlahovic e Thiago Motta? Si sopportano? C'è feeling? C'è il bastone troppo forte o la carota che si è rivelata inutile? 

Eppure Vlahovic le ha giocate tutte, eppure Thiago l'ha difeso anche quando è stato indifendibile, così come indifendibile lo era più di qualche errore sotto porta da parte del serbo. Che corre, lotta, s'impegna, vive la maglia e la missione che ha. Però poi a un certo punto sceglie di proteggersi, perché non può essere solo un suo problema la questione generale dei gol, e in fondo qui come dargli torto. Qualcosa da ricomporre c'è, specialmente dopo una partita che ha segnato la prima crepa, non ancora fattasi spaccatura. 

Era Juve-Napoli e Dusan che esce a fine primo tempo. Il motivo? A Thiago non piaceva il lavoro in pressione adoperato dal serbo, che cercava di sviare da alcuni obblighi tattici imposti dal tecnico per mantenersi più lucido in zona gol. Ricorderete tutti com'era andata a fine, e cioè: DV9 sacrificato sull'altare dell'equilibrio tattico, e Motta messo per la prima volta davanti alle sue scelte. C'era a chi non erano piaciute, c'era a chi invece avevano dato buone vibrazioni.  Più del rapporto tra Vlahovic e il mister, comunque, ci sarebbe da parlare del rapporto tra Dusan e la Juventus. Il discorso sul rinnovo è un tema centrale e, seppur lontano del tempo, la sensazione generale è che si stia un po' mangiando la relazione tra le parti. Il serbo ad oggi non ha segnali sul futuro e già questa è una notizia, non esattamente positiva se l'obiettivo dell'attaccante è quello di restare a Torino. 

Perché poi nel discorso Vlahovic ci finisce praticamente tutti e ci finiscono prevalentemente le emozioni. Vlahovic e la Juve sono incastrati in un contratto più grande di loro, che dà all'attaccante oneri e onori a volte difficili da sopportare. Perché in Nazionale non pesa così tanto il pallone, il contesto, la pressione? Semplice: perché c'è un numero molto più limitato di aspettative. Dusan non fugge dalle responsabilità, ma si rifugia certamente nelle considerazioni facili. E' un meccanismo di auto-difesa. 

Fa sorridere, a prescindere, che solo qualche mese fa il numero nove bianconeri parlava di Motta come di "svolta" e tornava a difendersi - ancora - dal gioco sporco per il quale si era "messo a disposizione" di Allegri. Cambia tecnico, cambia la filosofia, ma Dusan resta sempre lo stesso. Non c'è proprio nulla di casuale in questa storia.