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Nicolò Fagioli, la 'benedizione' di Nunziata: 'Ragazzo maturo, bravo a reagire. Play con Jorginho? L'evoluzione era chiara'
IMPATTO NELLE GIOVANILI AZZURRE - "Le relazioni sul suo rendimento nel settore giovanile della Juve erano chiare e certe qualità le avevamo viste già nell’Under 15 e Under 16. Però a livello fisico era ancora un po’ indietro".
CARATTERISTICHE PRINCIPALI - "Con i piedi gli veniva tutto facile rispetto ad altri giocatori della sua età. Ma il talento non basta, lui aveva qualcosa in più: l’intelligenza di apprendere con facilità cosa fare in campo".
COME GIOCAVA - "Sia mezzala che trequartista. Ai tempi usavo il 4-3-1-2, con una punta centrale e una larga, che era Riccardi: mi serviva qualità alle loro spalle e Nicolò me la dava. Nell’Under 19 ho iniziato a provarlo davanti alla difesa, tanto poteva coprire tutti i ruoli del centrocampo. Aveva un po’ tutto, come adesso".
PLAY CON JORGINHO - "Aveva piede e visione di gioco: si capiva che la sua evoluzione poteva essere quella".
UN AIUTO DAL PERCORSO - "Sicuramente. Prima l’Under 23 della Juve, poi la Serie B a Cremona. Trafila corretta: penso da sempre che è importante che i giovani vadano a giocare, quando escono dai settori giovanili non devono passare direttamente alla panchina. La Serie C è formativa, la Serie B anche meglio per crescere e arrivare in A da possibile protagonista".
CHE TIPO DI RAGAZZO ERA - "Fantastico, comportamenti esemplari. Pensi che nel 2018, finale con l’Olanda dell’Europeo Under 17, non lo feci giocare titolare: eravamo alla sesta partita, mi serviva gente fresca. Beh, lo misi all’inizio del secondo tempo e fece due assist. Uno che in campo dà sempre tutto, e chi dà tutto in un gruppo ci sta benissimo".
MOMENTO DIFFICILE PER LA SQUALIFICA - "Molto delicato: se non hai carattere e non sei un ragazzo maturo, non ne esci. Invece ne è venuto fuori bene: nella vita tutti possiamo sbagliare, conta come si reagisce e lui è stato bravo. Ma per come l’avevo conosciuto, non ho mai avuto dubbi".
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