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Vlahovic, non ci sono più Kean e Milik. Così Motta lo mette da parte
All’epoca, infatti, Vlahovic era stato accolto come il ragazzo della provvidenza, colui che avrebbe colmato il vuoto lasciato da un gigante come Cristiano Ronaldo. Era il predestinato, l’uomo su cui puntare senza se e senza ma, circondato da una fiducia incondizionata e immune dalla concorrenza interna. Né Moise Kean né Arkadiusz Milik, per costi, status o ruolo all’interno del progetto, potevano davvero contendergli il posto. Tutto, nel bene e nel male, gravava sulle sue spalle: il peso del cartellino, le aspettative ambientali e il ruolo di insostituibile leader offensivo.
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