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    Repubblica - Juventus-Manchester City, Thiago Motta ha tradito se stesso: si è votato all'italianismo

    Repubblica - Juventus-Manchester City, Thiago Motta ha tradito se stesso: si è votato all'italianismo

    • Redazione BN
    Thiago Motta ha consapevolmente "tradito" se stesso. Nel senso che, nella notte praticamente perfetta di Champions League contro il Manchester City, ha spinto la Juventus a difendersi "abbassando all'estremo il baricentro, occupando militarmente i trenta metri più arretrati del campo, puntando su concentrazione e aggressività (e su anima e cuore), sguinzagliando contropiedi all'improvviso", sulla scia dell'italianismo più spinto.

    Scrive così La Repubblica in un articolo a firma di Emanuele Gamba, sostenendo che quella di mercoledì sia stata la partita "che ha schiuso il futuro a un'altra possibilità di Juve, ma specialmente a un'altra possibilità di Thiago Motta", che a fine serata ha infatti dichiarato di non essere "fissato" con il suo gioco, quello che prevede come principi di base la custodia del pallone e l'avanzamento della linea difensiva.

     

    Perché Thiago Motta ha tradito se stesso


    "Il suo grande merito - si legge sulle colonne del quotidiano - è stato non cedere alla superbia di una sfida a viso aperto, da pari a pari, preferendo piuttosto l’umiltà del cambiamento e dell’adattamento, sconosciuta invece a Guardiola, che ha incassato la settima sconfitta in dieci partite [...]. “Abbiamo tutte le capacità per impostare una partita completamente diversa e magari in futuro il City lo affronteremo in un altro modo”.

    Eccolo, dunque, l’obiettivo a medio termine: arrivare a proporre il proprio gioco di fronte a chiunque, anche a quelli manifestamente superiori, perché alla fine la fissazione è questa, benché non sia ancora tempo di assecondarla. Finora la muta tattica ha incontrato delle resistenze e di rado la squadra si è trovata a suo agio come mercoledì, quasi che la riemersione del dna tradizionale avesse rassicurato i giocatori — specie quelli più radicati nel club come Locatelli, Gatti, Danilo — mentre quando si tratta di cambiare i canoni di gioco la squadra fa più fatica a esprimersi liberamente perché ci deve pensare su, non agisce d’istinto.



    Motta si è però votato solamente a un italianismo di passaggio, lo vede come una tappa dell’evoluzione: magari immaginava una conversione più rapida da uno stile all’altro, invece nelle ultime settimane ha dovuto fare dei passi indietro".



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