Pensate solo per un attimo a cosa sarebbe stato se fosse arrivato il quinto pareggio, il quarto nelle ultime cinque, l'ennesimo 0-0 che poi come fai a spiegare? Assenze? Gioco? Gioventù sparsa? Alla lunga, c'avrebbe costretto a mettere questa Juve allo specchio, per trovare le somiglianze con quell'ultima che tanto aveva fatto discutere. E invece no: corto muso, conta il risultato, almeno per stasera. Quando ci sarà il tempo di analizzarla, lo si farà.
La vittoria di Thiago Motta
Non è stato tutto casuale, comunque. Perché la vittoria di nervi - la prima! - della Juve è arrivata da lontano, o almeno da metà della ripresa, quando a cambiare le carte in tavola è stato proprio Motta. Fagioli è stato fondamentale. Danilo è stato una ciliegina. Adzic una bella scoperta. E Weah è stato necessario. Per carità: non è che avesse alternative (di fatto non ne aveva), ma la risposta ricevuta da chi è entrato è stata importante. E conferma la teoria di Thiago: non conta chi inizia e chi partecipa, conta che la Juve sia un unicum a prescindere da chi gioca.
Così Motta si toglie dai guai con un pizzico di fortuna, dimostrando di aver scavalcato una collinetta niente male: la sua squadra sa essere pure brutta, sporca, cattiva e alla fine vincente. Niente male, se si vuole fare strada. Perché va bene accettare i giorni sì e quelli no, ma non si può prescindere dalla necessità di vincerle, certe gare. Soprattutto se si vuole coltivare sogni a ripetizione.