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Lione-Juventus ha scatenato il putiferio. Tutti coloro che finora si erano trattenuti di fronte alla flessione evidente dell’ultimo periodo dei bianconeri, quelli che sospendevano il giudizio aspettando Sarri al varco degli ottavi di Champions, si sono aggiunti. Tra le immarcescibili vedove di Allegri, i pentiti, e i delusi dell’ultima ora, questa Juve stentata si sta scollando sempre più dalla sua base, ossia dalla fiducia dei suoi tifosi. Ma queste sono tutte reazioni emotive. L’analisi è la sola cosa che conta in momenti così complicati. E Sarri da questo punto di vista è una certezza, piaccia o non piaccia. Mentre restiamo tutti basiti davanti al dato degli zero tiri in porta contro la squadra di Garcia, lui, il Comandante, guarda altrove, indicando nella lentezza della manovra il problema vero,  il coronavirus di questa Juve.  
 
LA LENTEZZA – Quando Capello gli chiede nel post partita (non senza una certa malizia) se per caso la Juve vada in difficoltà in gara perché in gara trova un ritmo diverso rispetto agli allenamenti, Sarri tronca l’obiezione sul nascere dicendo: “Non mi sembra che loro (il Lione) in certe zone di campo ci abbiano messo una pressione forsennata”. E in effetti a riguardare a modo la partita è andata proprio così. La Juve aveva un giro palla lento a partire dai quattro difensori, con velocità di trasmissione inammissibile e a tratti persino infastidente. Chi avesse fatto l’errore (come ho fatto io) di guardarsi tutte le gare di andata degli ottavi di Champions, al confronto se ne accorgerebbe subito. Passare da un Lione-Juve a un Atletico Madrid-Liverpool è certamente un’esperienza dolorosa. Ma istruttiva. Ho cercato dunque di isolare il virus, analizzandone gli effetti soltanto su una certa porzione di campo. Ma la stessa operazione si potrebbe applicare anche agli altri settori, ad altre situazioni di gioco. Così, rivedendo la partita, mi sono concentrato su Cuadrado, e ho notato che il colombiano, il quale non ha certo brillato quando riceveva palla sui piedi, è stato ignorato tantissime, troppe volte nel primo tempo, quando attaccava la profondità. A turno, De Ligt, Bentancur, Danilo, Pjanic, hanno tutti perso l’attimo per servirlo, laddove il Lione pareva difendere peggio. Qualche esempio concreto: partiamo dal centrale olandese.      



Ricevuto il pallone da sinistra, De Ligt, senza alcuna pressione, avanza in conduzione verso il lato opposto. La difesa del Lione è decisamente alta, considerando la ‘palla scoperta’ che sta portando il centrale olandese. Cornet e Marçal (data la loro posizione e l’orientamento del corpo) non sono certo pronti ad assorbire il taglio di Cuadrado. E infatti il colombiano fa un cenno a De Ligt col braccio, gli indica la profondità. Ma De Ligt ritarda, la porta, la porta e perde almeno due, tre tempi di gioco. Così quando si decide e carica il lancio, Cuadrado è già finito in fuorigioco.



Veniamo a Bentancur. Ancora una volta, sempre nel primo tempo, la Juve, compiuto un cambio di gioco, potrebbe sfruttare l’anello debole della difesa di Garcia. Danilo cerca la mezzala uruguaiana tra le linee, Marçal accorcia su Bentancur, mentre Cornet guarda solo la palla e perde di vista Cuadrado. Cuadrado che giustamente risponde con un attacco alla profondità, alle spalle dei due difensori.  



Ma Bentancur si perde in uno stop remissivo e rigioca il pallone a Danilo in proiezione, tra l’altro neanche in favore di corsa, costringendo così il terzino brasiliano a controllare il pallone in frenata. Danilo dovrà persino girare le spalle allo sviluppo dell’azione, mentre Cuadrado sarà costretto a tornare indietro, in appoggio.  



All’appello non poteva mancare Pjanic, che quando non sta bene è il re delle rinunce. Guardate ancora una volta la posizione di Cornet, l’atteggiamento di Cornet…



Pjanic vede la partenza di Cuadrado, ma sceglie l’appoggio orizzontale per Danilo.
 


NELLA RIPRESA, CON DYBALA A DESTRA – Il secondo tempo, con Bentancur in regia, Ramsey mezzala destra, il Pipita centravanti e Dybala a destra nel tridente è andato molto meglio. La Juve ha funzionato producendo occasioni da gol, e poco importa (a livello di analisi) se non si è centrata la porta. A dire il vero c’è stato pure un gol annullato (giustamente) per fuorigioco. Guarda caso sfruttando proprio l’anello debole (il lato sinistro della difesa avversaria) che nel primo tempo non si era riusciti ad attaccare. Ma ancora una volta i tempi di gioco hanno fatto la differenza. Quella del gol annullato è un’azione tipica sarrista, che ricorda vagamente gli scambi tra Jorginho e Insigne del Napoli che fu. Sarri -lo ha detto- vorrebbe più verticalizzazioni negli ultimi trenta metri e meno lanci di sessanta (tipo quelli che fa Bonucci dalla sua metà campo). Ma ecco cosa non ha funzionato, e per un soffio.   



Dybala serve Bentancur e si butta in taglio alle spalle del proprio marcatore. L’uruguaiano controlla il pallone di destro, il suo piede. Avrebbe forse potuto ridargliela sopra di prima, ma anche a due tempi ci starebbe. La scelta del controllo non è sbagliata.



Il problema è la qualità del controllo. Il pallone va a finire sul sinistro di Bentancur, e non in maniera deliberata. Da due tempi si passa involontariamente ma anche fatalmente a tre. Osservate come i difensori del Lione sono tutti (tranne uno) attratti dal pallone, ignari del pericolo reale che stanno correndo sul loro lato sinistro.  



Ecco cosa significa non avere un Jorginho per Sarri. Il filtrante di Bentancur è in ogni caso pregevole, ma ormai Dybala è in fuorigioco.   



SE SBAGLIA ANCHE DYBALA…- Ma in una serata come quella di Lione, anche Dybala ha sbagliato una palla importante. Siamo ancora nel secondo tempo, nel bel mezzo di una transizione innescata da un passante di Higuain per la Joya. Si profila un tre contro due al centro grazie all’inserimento senza palla di Ramsey.



Qui serviva probabilmente una scelta diversa da parte di Dybala, più semplice e diretta. Il buchino c’era per il passante al centro sulla corsa dritta di Ramsey.



Ma Dybala ha preferito una variante contorta: il filtrantino impossibile. Di nuovo ritardando e scartando l’opzione più chiara. Che senso ha dunque flagellarsi per gli zero tiri in porta? I problemi sono a monte.