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A freddo, col cuore rovente. Col rischio di ritrovarsi a volare di entusiasmo ma allo stesso tempo a fare i conti anche con una condizione giocoforza deficitaria. La Juve Women riparte, sì. Però lo fa con la partita più importante della stagione: c'è già la Champions (i sedicesimi), c'è subito il Barcellona, e c'è prima ancora del debutto in campionato. "Certo che preferivamo iniziare già rodati", l'occhiolino di Guarino in conferenza. A qualche burocrate del calcio femminile saranno fischiate le orecchie, perché quanto accaduto - e quanto accade regolarmente per l'Europa - è una ghigliottina costante per il movimento. 

IL PROCESSO - Eppure, rieccoci. Avversaria ostica? Detto, stra-detto. Impresa impossibile? Cerchiato in rosso per tutte le volte in cui i sospiri sono andati in quella direzione. Poteva andare meglio, maledettamente meglio, nelle storie dell'urna. Ma un'altra storia, quella della partita, si sta affacciando con curiosità e con voglia di regalare emozioni. Tanto vale star lì a immaginare tutto l'immaginabile. In un precampionato a singhiozzo, il banco di prova Barcellona è succoso, e lascerà inevitabilmente scie. Farà capire innanzitutto a che punto del processo di internazionalizzazione sia questa squadra: ha già monopolizzato un campionato che quest'anno avrà più sfaccettature, ora il salto di qualità - atteso - è oltre i confini. Guarda un po' il destino. Guarda un po' i paralleli. 

PROTAGONISTE - Il filo rosso della speranza gioca con l'ufficio facce. Guarino ha la calma olimpica di chi sa che le sue ragazze si sono guadagnate la fama di outsiders: sudore e impegno, però pure faccia tosta e malizia. Del resto, era lì che bisognava crescere. Nella consapevolezza, che poi genera autostima, che quindi ti aiuta a prendere di petto le gare più importanti. Gama, come la sua allenatrice, è un misto di frasi fatte da vigilia: non c'era notizia più bella, perché è emblematico che l'emozione della prima volta sia ormai svanita nei chilometri macinati e negli incontri sviscerati. Le protagoniste sono pronte a farle, le protagoniste. Con uno stadio pieno, il Moccagatta, che non sarà l'Allianz ma comunque è una benedizione dei tempi. Da sfruttare. 

LE SCELTE - C'è sempre un'istantanea che racconta le vigilie: stavolta è Bonansea, infortunata, che a bordocampo guarda e incita le compagne. Chissà cosa darebbe per fare l'ultima sgambata, gestire l'adrenalina delle grandi partite, riprovare quell'ebrezza che al Mondiale era un felice e continuo ritrovo di emozioni. Non ci sarà, Barbara: e un po', la pelle della Juve deve cambiare. Sempre 4-3-3, ma meno dinamico e più accentratore. Tanto passerà da Galli e Caruso (più di Rosucci), e vedremo se Pedersen sarà della partita. Dietro non si sfugge alla legge delle più forti: davanti a Giuliani, Gama e Sembrant centrali; Hyyrynen e Boattin (che resta leggermente in dubbio, ma che ha svolto la rifinitura con le compagne) sulle fasce. Davanti? Eh, davanti è bella: Staskova insidia Aluko, che ha un altro tipo di esperienza - staffetta? -; Cernoia avanzata e Girelli a rifinire. Sulla carta le avevamo viste già battute tante volte. Sappiamo com'è andata a finire.

@CriCor9