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Massimiliano Allegri ha completato ieri sera la propria ideale “trilogia dei grandi stadi”. Un’opera da grande regista, un capolavoro da custodire gelosamente nell’album dei ricordi: comincia e finisce in Inghilterra il tour della Juve di Max, in realtà ben più ampio e capace di rifilare sconfitte a domicilio a tante squadre del continente. Ma vincere in determinati stadi, quella non è un’impresa comune. C’è il tempio del calcio britannico, Wembley. C’è la casa del Real Madrid campione di tutto, il Santiago Bernabéu. C’è, infine, il Teatro dei Sogni: Old Trafford.

IL 'TRIPLETE' DI MAX - Uno, due, tre: la risposta al Triplete di Mourinho non sarà esplicita come la mano mostrata dallo Special One ai tifosi bianconeri e non entrerà sotto forma di trofeo in bacheca, ma l’orgoglio di Allegri è comunque palese. La Juve non trionfava ad Old Trafford dal lontano 1996, prima e unica volta (fino a ieri sera) in cui i bianconeri avevano violato la casa del Manchester United. “Vincere in questo stadio non è da tutti”, ribadisce Max nel consueto tweet postpartita, quello in cui si complimenta ancora con i “ragazzi” lasciando a loro i riflettori. Gli applausi vanno a Dybala e compagni, sì, ma è fin troppo ovvio che questo sia un successo targato Allegri. La sua Juve ha dominato i Red Devils ben più di quanto l’1-0 lasci intendere, schiacciando l’avversario in casa propria con una prestazione di qualità e quantità. Un po’ come quella, ancora più straordinaria, grazie a cui i bianconeri presero a schiaffi il Real Madrid lo scorso 11 aprile: tre gol e un finale amarissimo al Bernabéu, perché il rigore di Ronaldo nei minuti di recupero condannò comunque all’eliminazione dalla Champions i campioni d’Italia. Loro, che nel frattempo avevano illuminato per la prima volta un altro stadio leggendario come Wembley, rimontando il Tottenham di Pochettino.


NE MANCANO TRE - Adesso, per questa Juve che vince e convince in Italia come in Europa, nessun avversario e nessuna trasferta sembra troppo temibile. “Sotto a chi tocca”, sembra dire Allegri, che ieri ha poggiato un piede e mezzo negli ottavi di finale. Fra i grandi stadi d’Europa, ne rimangono 3 in particolare a non essere stati travolti dall’uragano Max. Uno, il Camp Nou, è una bestia nera per l’allenatore livornese (“Ogni anno il Barcellona”, ironizzava la scorsa stagione), che tra Milan e Juve non è mai riuscito a uscirne con un successo. Brutti ricordi li evoca anche l’Allianz Arena, teatro della beffa del 2016, con il Bayern Monaco a eliminare una splendida Juve nei minuti di recupero della sfida di ritorno degli ottavi. Infine, un inedito che già spopola tra i pronostici: il Parco dei Principi. Affrontare il PSG di Buffon - un altro dei seri candidati ad alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie - e superarlo all’ombra della Tour Eiffel darebbe un ulteriore slancio a questa Signora d’acciaio. Ma lo sguardo, inutile dirlo, va ad un altro impianto, quello che il prossimo 1 giugno ospiterà la finale della Champions: il Wanda Metropolitano di Madrid. Il tour negli stadi di Allegri va avanti.

In gallery, le grandi vittorie in trasferta della Juve di Allegri in Champions League


@mcarapex