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Ora soltanto l’annullamento del campionato per cause di forza maggiore, tipo pestilenza pandemica o conflitto nucleare, potrebbe impedire alla Juventus  di chiudere la stagione trionfalmente con l’imprimatur del settimo sigillo sul libro della sua Storia. Spendiamo pure, allora, senza paura e soprattutto  con motivato orgoglio la parola ‘scudetto’ anche se ufficialmente  non è ancora consentito fare festa grande e pubblica perché una pignoleria aritmetica lo vieta.

E’ vero che semmai i bianconeri dovessero sciaguratamente perdere le due ultime partite, con la Roma e il Verona, il Napoli vincendo entrambe l’affiancherebbe in classifica. Malgrado ciò a pesare sulla bilancia del giudizio finale sarebbe la differenza reti. Francamente penso che neppure il più coraggioso o folle bookmaker destinerebbe un solo centesimo all’eventualità di una pioggia di gol napoletani come contraltare a una raffica di reti subite dalla Juventus. Sicché, in barba all’astrologo più menagramo, annunciamo che il “gatto è nel sacco”, anche se non è possibile mostrarlo.

Dunque Allegri ha battuto Conte per quattro a tre. E questo mi pare un dato già molto significativo da sottoporre alla valutazione delle “vedove” del buon Antonio le quali hanno impiegato un bel po’ di tempo per smettere il “lutto” e per convincersi che tutto sommato l’allenatore livornese ha rappresentato in questi quattro anni il valore aggiunto per una squadra che era  già sufficientemente forte ma che ora ha acquisito la piena consapevolezza del proprio valore. Almeno in Italia e soprattutto nel corso di questa stagione rispetto alla quale la maggioranza dei commentatori si era espressa vaticinando la fine del potere bianconero e il miracolo napoletano. 

A conti fatti e rivisitati, dopo aver riavvolto il nastro, occorre ammettere che una grande fetta della torta per questo ultimo scudetto va assegnata proprio ad Allegri il quale grazie alle sue variazioni strategiche in corso d’opera ha mostrato di essere un uomo calcisticamente pensante e non un “profeta” cocciuto e avviluppato intorno a personalissime regole inviolabili. Perdere questo allenatore, come pare potrebbe accadere, per la Juventus sarebbe un bel guaio.

Della squadra, di chi resterà e di chi andrà via, avremo tempo di discorrere a bocce ferme. Intanto mi preme sottolineare ciò che di curioso e anche bizzarro è accaduto nel corso dell’ultima quindicina. Ovvero quel che la Juventus è riuscita a raccogliere non soltanto per merito sua ma anche grazie a “terzi”. Prima la Fiorentina e poi il Torino, proprio loro due. I viola che fanno sanguinare il Napoli al Franchi. I granata che imbavagliano la squadra di Sarri al San Paolo nella domenica dell’ultima e residua speranzella.

Due eventi, certamente casuali per via del calendario, ma sicuramente degni di una riflessione. Seguendo lo spirito anti-juventino che da sempre anima le due tifoserie in questione qualcuno avrebbe potuto pensare che prima la Fiorentina e poi il Torino, se non addirittura entrambe, si “scansasse” contro il Napoli pur di non favorire la Juventus. Il fatto non è accaduto provvedendo a mettere sul campionato il timbro sacro della sportività. In quanto al popolo viola e a quello torinista, beh entrambi se ne faranno una ragione. Sappiano comunque che quello bianconero, sentendosi giustamente in debito, una pizza e una birra sarà sempre pronto a offrirle.