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E uno. Un passo alla volta, dal più piccolo al più grande e importante, la Juve costruisce il suo triplete. Giorgio Chiellini, elegantemente lasciato da Gigi Buffon a far valere la fascia di capitano per una notte, ha sollevato al cielo un pezzo di storia. Già, perché quella Coppa Italia che la Juve non snobba più da quando c'è Max Allegri (sì, gli antonioconteiani convinti dovranno ammettere che l'ha sempre gestita come una competizione di serie B dal ritorno in Europa in poi) è stata vinta per la terza volta di fila: un'altra pagina di storia, nessuno era riuscito a fare tanto. Ed ora si guarda avanti, aspettando quella fatidica vittoria mancante in campionato per celebrare la terza doppietta consecutivo e il sesto leggendario scudetto. Che la Juve vincerà, già domenica contro il Crotone. Pur sapendo di poter sbagliare, infatti, è bene che la Juve non sbagli più e poi possa dedicarsi finalmente al Real Madrid e alla finale di Champions. Vincere aiuta a vincere, si sa. Abituarsi a passi falsi potrebbe creare qualche crepa in un meccanismo che sembrava perfetto ed invece era perfettibile, missione nuovamente compiuta con un Cuadrado in calo a scaldare la panchina e Barzagli a coprire le spalle del sublime Dani Alves. E se la Juve deve aver paura di un Crotone rabbioso ma pur sempre Crotone, allora è quasi contraddittorio parlare di Champions...no?

 

LA JUVE BATTE LA JUVEForte, straripante, dominante. Anche senza Buffon, Pjanic e Khedira per almeno un tempo si è vista la Juve che ha spazzato via Porto, Barcellona, Monaco. Poi ha saputo amministrare ed amministrarsi, regalando qualche occasione di troppo che Neto ha saputo prontamente neutralizzare facendo per una notte il Buffon e forse facendo così il suo regalo d'addio alla Juve e ai suoi tifosi. La Juve ha fatto la Juve dunque, come non era riuscita a fare contro il Toro o la Roma, quando in campo in fondo non era scesa la vera Juve. Quella che ha stritolato la Lazio in venti minuti è quella che poi si vedrà a Cardiff, quella che ha messo in evidenza ancora una volta la differenza tra titolari o titolarissimi e il resto della rosa a disposizione di Allegri: puntando ad esempio su Higuain con 90 milioni sonanti in estate si è fatta una scelta precisa, con una rosa da torneo con 14-15 giocatori di livello assoluto ed una coperta quindi di materiale pregiatissimo ma un po' corta. Anche perdendo punti per strada nel momento in cui si poteva, Max Allegri ha fatto in modo che potesse bastare per puntare a tutti per 57 partite. La storia è stata scritta, la leggenda attende solo il lieto fine. Ma il capolavoro, autentico, Allegri l'ha già compiuto.