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Sarà contento ora Aurelio De Laurentiis. La guerra è iniziata. Quella vera, quella senza esclusione di colpi. Quella che ha in lui e i suoi fedelissimi tesserati, i principali se non gli unici, colpevoli di un clima da guerriglia come quello che si sta creando attorno alla Juve in attesa della doppia trasferta di Napoli. Il primo temuto episodio è arrivato ieri. Il pullman di tifosi juventini partito dalla Campania è stato bloccato ed aggredito da alcuni tifosi del Napoli, un episodio che è stato definito dal Mattino (quindi non da un giornale del Nord, uno di quelli che secondo quel fenomeno di De Laurentiis odierebbe il Napoli) un autentico 'agguato ultrà ai tifosi campani della Juventus', un atto di violenza al termine di un 'raid in autostrada' con 'tre auto di napoletani diretti ad Empoli all'assalto del bus con lancio di pietre e spranghe'. Il risultato, fin qui, parla di tanta paura e nessun ferito, ma anche di nove denunciati a piede libero che all'interno delle loro auto possedevano una specie di arsenale.

Visto De Laurentiis a cosa può solo portare la vostra vergognosa e pericolosa manovra mediatica? Alla guerriglia. Sarà quindi contento, immaginiamo. Ed ora sono già 700 gli agenti allertati per allestire la massima sicurezza in vista di ognuna delle due partite del San Paolo, altro che festa dello sport, altro che festa di calcio: sarà allerta 'tre' senza nemmeno la presenza dei tifosi bianconeri. Sarà un miracolo poter parlare di un rigore assegnato o meno, in maniera corretta o meno. Le quattro giornate di Napoli, hanno fin qui un solo produttore. Che gode nel programmare un film così squallido. Servirebbe un suo messaggio, una sua presa di posizione per spegnere questo livore che lui ha saputo manovrare ad arte. Invece quando servirebbe dire qualcosa, tace. Quando sarebbe meglio tacere, parla e fa danni. L'importante è che non si parli dell'ennesimo fallimento di una società come la sua: lontana dalla vittoria di uno scudetto che sia uno, senza un progetto concreto che parli di infrastrutture o crescita del brand, priva di un settore giovanile degno del blasone di una società nobile che meriterebbe di essere rappresentata diversamente.