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Bisognerebbe stare attenti a solleticare il sentimento popolare. E’ quello del forno delle Grucce e della Colonna infame, quello che esaltò e affossò Cola di Rienzo. Sì perché questo “sentimento” anonimo, di massa, in un breve lasso di tempo ti porta sugli altari e altrettanto velocemente ti getta nella polvere.

Forse evocare fatti storici che assurgono ormai all’epica è troppo, pensando a personaggi di calibro definitivamente più modesto. Pradè, Commisso, Pecoraro: che cosa li accomuna? I primi due la Fiorentina, ma il terzo, quel funzionario di cui si erano perse le tracce, adesso tornato alla ribalta, cosa lo apparenta al presidente e al dirigente viola? E’ semplice: la Juventus. Tutti e tre sono adepti e cultori di quel diffuso, pervasivo, sentimento popolare antijuventino che aiuta e dà da mangiare (letteralmente) a un sacco di gente. Cosa farebbero decine di giornalisti se non ci fosse la Juventus da attaccare quotidianamente, a chi dare la colpa d’infamie grandi o piccole, chi identificare come causa dei mali del calcio, dello sport, della lealtà? In una parola: nemico del bene universale.

E’ inutile fare nomi, ma il sentimento popolare antijuventino, l’ossessione contro i bianconeri è troppo importante e non solo per la paga mensile o per il raggiungimento di un modesto, per quanto necessario, equilibrio psicologico. E’ importante per creare consenso, per calmare la piazza, per tifare contro, visto che il “tifare per” offre magre soddisfazioni…

Il dottor Giuseppe Pecoraro, già prefetto di varie città italiane nonché procuratore generale della FIGC per oltre 3 anni, giunse alla ribalta delle cronache soprattutto a causa di una sua accorata denuncia contro i poteri forti, ovvero la Juventus e gli arbitri. Secondo lui, Orsato, nella partita Juve-Inter (Aprile 2018) aveva commesso un errore talmente grande (la mancata espulsione di Pjanic) da impedire all’Inter di vincere, con conseguente penalizzazione del suo Napoli. La prova della congiura contro la squadra partenopea? Il fatto che la Lega gli consegnò in ritardo le registrazioni tra il Var e Orsato e che nelle registrazioni mancasse proprio quella riferibile al fallo di Pjanic non sanzionato da secondo cartellino giallo. Perché - si chiedeva il Procuratore - era stato cancellato l’audio tra Var e arbitro? Perché, glielo spiegò Rizzoli, l’audio non esisteva. E come mai non esisteva? Perché il Var non era abilitato a intervenire in casi come quello ( eventuale seconda ammonizione ) e quindi non è intervenuto e quindi non c’è alcuna registrazione. E’ difficile da capire? No, ma il dottor Pecoraro, intervistato in questi giorni dalle Iene (chissà perché proprio ora?) ripete che quello fu un fatto gravissimo, con conseguente falsificazione del campionato di allora. Ai danni di chi? Ma del Napoli di cui l’ex prefetto, ex procuratore è tifoso caldissimo. Vaglielo a ricordare che quelle registrazioni non esistevano, che il Napoli perse 3 a 0 con la Fiorentina (colpa di Orsato?). No: quel che conta, soprattutto dopo il recente “siparietto” ASL napoletana-Società Sportiva Calcio Napoli, è alimentare il sospetto, nutrire il sentimento antijuventino.

Lo stesso dicasi per il duo Commisso-Pradè. Come mai dire che finalmente con la cessione di Chiesa “si sono tolti un peso”, perché fare apparire un professionista fino ad oggi apparentemente stimato (non era il capitano?) un ingrato? Perché Commisso si sente ferito per non aver ricevuto una telefonata da colui che fino ad ieri era per lui come un “figlio”? Chiesa è, forse, il primo e unico calciatore che abbia desiderato cambiare squadra? Non ha lasciato un bonus da 60 milioni di Euro? Sì, certo ma però viene considerato ufficialmente, non dagli ultras, un traditore che ha scelto la Juve; i tifosi della fiorentina gli sputano (per non dire di peggio) letteralmente in faccia e il povero presidente soffre. Ma il presidente e il direttore sportivo dell’Hellas Verona, per esempio, cosa hanno detto ad Amrabat quando è andato alla Fiorentina? 

Ecco: il sentimento popolare antijuventino serve a difendersi dalle critiche, a mascherare le difficoltà, a dare la colpa sempre a qualcun altro. E a incassare, tranquillamente, un sacco di soldi, continuando a lamentarsi. Già: come si dice dalle parti del dottor Pecoraro e del signor Commisso: “Chiagne e fotte.”