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    Un sospiro di sollievo, ma nessuna festa

    Un sospiro di sollievo, ma nessuna festa

    • Marco Amato
    Una folata di vento forte, di quelle che puliscono l’aria. La pesante cappa d’ansia che si era posizionata sopra il tifo bianconero svanisce via con il quarto goal di Kvaratskhelia, quando ancora non si dice ad alta voce, ma dentro si ha la sensazione che sia finita. L’Inter perde la finale di Champions League, ad alzare la coppa dalle grandi orecchie è Luis Enrique e il suo Psg, meritatamente. Una bella notizia per i tifosi della Juventus– non bisogna essere ipocriti, come insegna Alessandro Del Piero -, e di questi tempi tocca farne tesoro, perché sono rare.
     
    Il dato matematico è impietoso: le stagioni di Juventus e Inter hanno portato – in termini di risultati e bacheche -, agli stessi risultati. È davvero così? Sarebbe sciocco pensarlo, non aiuterebbe alla crescita in casa bianconera. La stagione nerazzurra è stata di tutt’altro livello, anche solo per aver strappato l’occasione di giocarsi una finale di Champions League. Quella di Madama è stata mesta, senza nessun picco e con quest’ultimo sospiro di sollievo che, sommato al quarto posto raggiunto al Penzo, è come una zolletta di zucchero immersa in un caffè amarissimo.
     
    Sugli spalti dello stadio di Monaco di Baviera era presente anche John Elkann. La speranza è che di fronte agli occhi dell’ad di Exor si sia palesata l’enorme differenza tra le squadre in campo e la Juventus. Di quanto sia lunga e tortuosa la strada che porta a rigiocarsi una finale europea. E poi un dato squisitamente estetico: in un calcio dove si ricerca sempre più la fisicità, a vincere è la pulizia tecnica, la velocità d’esecuzione.
     
    La speranza, ancora, è che questa finale di Champions League, oltre a rasserenare gli animi, possa rendere sempre più chiaro quale sia la strada che il board Juventus – da Chiellini al nuovo arrivato Comolli -, deve intraprendere. Oggi un sospiro di sollievo, una nottata che non sarà guastata dai caroselli dei tifosi nerazzurri. Domani è tempo di mettere la testa sulle scrivanie e lavorare, per fare in modo che da gufi si torni ad essere gufati.
     

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