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Ci sono tonfi e poi c'è questo. Ci sono cadute, e poi c'è Juve-Sassuolo. Che è una roba a parte, che è il segno della resa al sogno della rimonta. Che è soprattutto la chiara (eppure inconscia) risposta di un gruppo con potenzialità importanti, ma evidentemente limitate. Oggettivamente limitate. 

La Juve di Allegri - e di Dybala - è un'altalena di risultati, gioco, ora anche ambizione: non recita il ruolo di favorita neanche nella lotta con se stessa, figuriamoci quando combatte con i propri fantasmi e avversari organizzati. La sconfitta dello Stadium allora si fa disastro per mille motivi, e la classifica quasi non c'entra: è un passo indietro quando i bianconeri cercavano di farne uno gigantesco in avanti. E' sprofondare nell'abisso della discontinuità, senza avere una soluzione a portata d'azione.

I SIGNIFICATI - Di sicuro non può esserlo quest'attacco sterile e senza risolutore. Quattordici gol accumulati in dieci partite sono una miseria e la miseria si piange, in particolare se dietro l'angolo continua ad esserci un poster di Cristiano Ronaldo, delle sue mosse ma anche della sua invincibilità in certe "semplici" notti. La Juve è il peggior attacco tra le prime 12 classificate. Meno dei bianconeri hanno segnato solo Torino, Udinese, Venezia, Spezia, Cagliari e Salernitana. L'altra metà del cielo di Serie A. Di sicuro, neanche mezza con velleità di Champions League. Vuol dire tutto. Vuol dire sparare a salve e allora innervosirsi. E innervosirsi porta a quella frenesia che Allegri proprio non riesce a cancellare. Che forse solo un gioco e una struttura saprebbero fare. 

ALLA SOSTA DI NOVEMBRE - Sarebbe troppo da chiedere alla Juve, in questo momento. Per come sanguinano le ferite e per quanto contano le prossime partite. Allegri ha cancellato la frase sulla pausa di novembre dal suo vocabolario post partita: il timore è che ci arrivi in condizioni ben peggiori di quelle immaginate dopo il gran trambusto di inizio stagione. A Verona sarà già decisiva, con la Fiorentina in casa è appena diventata ai limiti del fondamentale. In tutto questo, c'è un morale, uno spirito, un'ambizione da ritrovare. Allegri non sarà il tipo da leccarsi le ferite, ma ha capito cosa provoca tutto questo mal di continuità? Prima di trovare una cura, serve fare una diagnosi ben approfondita.