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Gli ultras disertano la prima trasferta europea della Juve. Una decisione arrivata come effetto e conseguenza dell’inchiesta «Last Banner», che sta inchiodando la Curva Sud. Domani cominceranno gli interrogatori di garanzia dei capi ultrà della Juventus arrestati dalla Digos, ma dopo tutti gli striscioni apparsi in città, questa sera arriveranno le prime risposte della tifoseria organizzata, che in parte sono già arrivate: molti di coloro che avevano preso il biglietto per Madrid non saranno presenti al Wanda Metropolitano questa sera, per protesta. 

RISCHIO - "Non temete fratelli non sarete mai soli". E' il grido dei Drughi, a seguito del quale a Madrid sono arrivati gli agenti della Digos partiti da Torino, che sorveglieranno i tornelli dello stadio spagnolo durante le fasi di afflusso nell’ottica di una "collaborazione" con la polizia locale. Come riporta il Corriere di Torino. Un rischio che proseguirà anche per il match di Verona, contro l'Hellas, previsto per sabato pomeriggio all'Allianz Stadium. 

RESTRIZIONI - Sono 37 gli indagati dell’operazione Last Banner, non solo ultras. Come riferisce il Corriere, infatti, c'è anche un insospettabile come Luciano Ferramosca, il padre di Alessio, il giovane centrocampista della Berretti morto assiderato a soli 17 anni nel laghetto artificiale dello Juventus Center di Vinovo nel 2006. Sarebbe coinvolto nell’inchiesta per le sue presunte frequentazioni con Gerlando Mocciola, il capo dei Drughi, documentate anche da una telefonata del 16 marzo. Tante le restrizioni previste a partire da sabato: oltre a striscioni, bandiere e stendardi con i simboli dei gruppi organizzati, infatti, in curva Sud saranno vietati anche megafoni e strumenti a percussione, come spiega Carlo Ambra, dirigente della Digos: "Abbiamo già visto situazioni simili anche in altre città. Alcuni capi storici delle curve hanno lasciato il posto a giovani leve che poi hanno caratterizzato il tifo in maniera diversa. Potrebbe succedere anche qui".

LE MINACCE - Il Dino Mocciola nominato sopra è il padre padrone della curva della Juventus, capo dei Drughi già finito in galera lunedì mattina. Pluri pregiudicato dalla Juve pretendeva le vecchie prebende - spiega la Gazzetta dello Sport - e minacciava ritorsioni, ma in cambio, stavolta, ha ricevuto una denuncia. I bianconeri si sono decisi a tagliare vecchie, spiacevoli consuetudini, anche grazie alla spinta arrivata dalla Questura di Torino con tanto di comunicazione datata aprile 2018. Per ascoltare la voce di Mocciola - continua la rosea - la Digos ha sudato sette camicie finché uno dei suoi luogotenenti iniziò a chiamarlo da una cabina. Molte delle 113 pagine dell’Ordinanza firmata dal Gip Rosanna Croce ruotano sulla sua capacità intimidatoria. Solo qualche mese fa il security manager Alessandro D’Angelo riferiva di essere stato avvicinato da «Lui» in un bar: Mocciola gli chiese di «fare qualcosa per i biglietti delle trasferte europee». Ne voleva 200, pretendeva una risposta in 20 giorni nonostante il club avesse deciso di chiudere i rubinetti. Scocciato dai no, aveva poi tirato minacciosamente in ballo il suicidio di Raffaello Bucci, ex tifoso Juve diventato collaboratore del club (ma anche dei Servizi segreti) e morto in circostanze misteriose nel luglio del 2016. Era l’8 luglio di quest’anno e lo stesso giorno D’Angelo riferiva alla Digos: «Ha detto che qualora avessimo deciso di denunciarli per estorsione, lui avrebbe portato un faldone di telefonate che aveva obbligato il Bucci a registrare».