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Anche solo un piccolo gol in Bologna-Juve. Lo speravamo in tanti per Federico Bernardeschi, autore al Dall’Ara di una prestazione buonissima e soprattutto finalmente centrata. Non è arrivato il gol, ma arriverà presto, se il biondo di Carrara si è sintonizzato una volta per tutte, come è parso di vedere lunedì sera, col gioco di mister Sarri. In fondo era questo il problema. Approdato Sarri alla Juve, Bernardeschi ha cercato subito di mettersi in mostra. Voleva estrarre il fioretto anche lui. Invece si è involuto. E non solo per il nomadismo tattico a cui è stato condannato per tanta parte della stagione: un po’ trequartista, un po’ mezzala, un po’ esterno d’attacco. No. È che non sembrava mai tecnicamente a suo agio, né in fascia né dentro al campo. E una volta era per il tocco in più, un’altra per un controllo infelice, un’altra ancora perché non saltava l’uomo o –sempre peggio- perché tentava la giocata ad effetto e perdeva palla… La cosa più assurda a pensarci bene era questa: non partecipava quasi mai a delle combinazioni brillanti. Da trequartista, per dire, me lo ricordo soprattutto come funzione equilibrante. Non creava intese: era al centro del gioco ma al tempo stesso era avulso dal gioco. Stranissimo per un ex numero dieci. Lunedì sera invece qualcosa si è sbloccato.   
 
L’ATTEGGIAMENTO – Intanto l’atteggiamento. Bernardeschi ha iniziato la sua partita lanciando un segnale a sé stesso e ai compagni. Dopo la Juve bloccata e leziosa vista in finale di Coppa col Napoli, bisognava riportare al centro il furore, la corsa, la determinazione cieca.



E così ha premuto sull’acceleratore alla prima occasione: un fallo laterale battuto da Dijks per Denswil. Sul retropassaggio al portiere del centrale rossoblù, Bernardeschi ha insistito in solitaria. L’avrebbe fatto pure Douglas Costa, direte. Probabile.   



Quello che non avrebbe fatto Douglas Costa è successo però un attimo dopo. Bernardeschi si è lanciato in scivolata contro Skorupski, e per poco non ribatteva in rete il rinvio del portiere. In compenso si è preso un calcione al costato. Ecco, mi viene da dire che a volte la velocità supersonica di Douglas Costa si ferma prima. Non arriva là dove si spinge l’impeto del carrarese. In una parola, è una corsa che non trasmette furore quella del brasiliano.   



Bernardeschi al contrario, pur con tutti i suoi limiti, ha dentro di sé un po’ più di Juve, e lunedì l’abbiamo riscoperto. Lui stesso forse l’ha capito per primo. Ha capito che per conquistarsi spazio non deve provare a fare il sostituto di Douglas Costa tentando ogni volta l’uno contro uno. Deve essere diverso. Deve essere sé stesso e ascoltare quello che gli chiede Sarri. Lunedì, forse per la prima volta da inizio stagione, è riuscito a conciliare le due cose.
 
L’ASSIST -  Chiaramente poi è stata una giocata tecnica a dargli ancora più fiducia. Mi riferisco allo splendido tacco con cui ha liberato Dybala al limite dell’area in occasione del 2-0. Costruita la prestazione su una solida base, un’umile base, poi sono emerse a sprazzi e naturalmente le sue qualità. L’impressione è che prima di Bologna, magari inconsciamente, facesse un po’ il contrario nella sua testa, solo perché in panchina non sedeva più un certo Allegri ma un allenatore giochista. Detto ciò, ora Bernardeschi non può non essere un esterno più completo. E questo paradossalmente grazie a Sarri. Avendo infatti lavorato con lui da trequarti e mezzala, adesso quando viene dentro al campo conosce un set di movimenti e giocate che prima non possedeva. Interessante a tal proposito ciò che ha fatto Bernardeschi appena prima dell’assist a Dybala. Finta di tagliare tra centrale e terzino, poi cambia direzione e va incontro a De Ligt, sfruttando il varco sulla trequarti tra Svanberg e Sansone.    
 


Il tutto con l’idea di associarsi di prima a Dybala, nello stretto, in una combinazione a due in verticale. Tempi e scaglionamento sono eseguiti alla perfezione. E se da una parte gli spazi concessi dal Bologna non sono quelli ristrettissimi del Napoli, qua Denswil lascia voltare Dybala a destra perché teme l’uno-due alla sua sinistra tra l’argentino e Bernardeschi, che nel frattempo si è girato e ha attaccato l’area.  
 


IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO – In certi casi fa ancora arrabbiare, non lo nego. Anche contro il Bologna, nonostante l’ottima prestazione, due o tre volte ha fatto scelte incredibilmente sbagliate, per non dire ingenue. Quando Bernardeschi riuscirà a depurare le sue partite da giocate morbose come questa che mi accingo a mostrarvi, probabilmente verrà criticato molto di meno dai suoi tifosi. Ricevuta una palla scomoda da Cuadrado, qui sotto se la aggiusta di tacco eludendo la pressione feroce di Medel. Il che è già una bella cosa temeraria, quando riesce.    



Il problema è che anziché scaricare semplice su Rabiot, in modo da consentire al francese di cambiare gioco su CR7 o De Sciglio, Bernardeschi torna indietro e tenta il tunnel su Soriano. Il troppo stroppia, e infatti Soriano gliela soffia.  



MOVIMENTO SENZA PALLA – Tornando agli aspetti positivi della sua prestazione, balza all’occhio un’altra qualità di Federico. Una qualità che ha reso l’attacco della Juve, specialmente dopo le secche della finale di Coppa Italia, paradossalmente assai più imprevedibile. A differenza di Douglas Costa infatti, che è specializzato nell’uno contro uno, e tende perciò a voler ricevere palla volentieri sui piedi, Bernardeschi attacca meglio gli spazi, spostando i difensori senza l’uso del dribbling. Guardate qui. C’è un cross sballato di Cuadrado che finisce dalla parte opposta, dove arriva CR7. Bernardeschi all’inizio è apertissimo, pesta quasi l’out di destra. Viene ignorato dal colombiano, cosa che probabilmente non avverrebbe se al posto del numero 33 ci fosse Douglas Costa.  



Ecco però cosa succede quando, dall’altra parte, il pallone viene controllato da CR7: Bernardeschi si mette in moto e va ad attaccare l’area. Gli accoppiamenti si vedono abbastanza bene. Il solo Danilo è senza marcatura. Raddoppia su CR7.



Ma il taglio di Bernardeschi è così profondo e a sorpresa, che il terzino sinistro Dijks è costretto a seguirlo lasciando libero uno spazio importante sul secondo palo. Dybala è il più intelligente di tutti e se ne accorge, Medel lo perde, e CR7 crossa alla perfezione per il compagno argentino tutto solo. Senza il movimento di Bernardeschi, un’occasione da gol in meno.  



Per finire potrei citarvi anche il bel velo per CR7 nel secondo tempo, ma preferisco sottoporvi un altro caso, perché risulti più chiaro il confronto tra Bernardeschi e Douglas Costa sul tema affrontato. Quante volte contro il Napoli, su una discesa di Cuadrado, Douglas Costa riceveva palla largo e sui piedi, così da venire immediatamente raddoppiato/triplicato? Tante (il Napoli tra l’altro fa più densità col suo 4-5-1 corto corto). La tendenza infatti, quando gioca il brasiliano, è quella di portargli palla affinché lui si sbizzarrisca negli uno contro uno.   



Bernardeschi invece può andare incontro al desiderio di Sarri, che vuole più movimento senza palla. In questo si deve specializzare. Qui sotto, mentre Cuadrado avanza lungo la linea del fallo laterale, Federico prende in controtempo Dijks e lo sorprende tagliandogli la corsa verso l’interno. Chi non ha dribbling ha testa. Bernardeschi in questo caso poteva addirittura attaccare l’area, vista la posizione altissima dei due centrali rossoblù.



Ma ha preferito offrire un appoggio interno al compagno, fermandosi nel corridoio di mezzo.
È chiaro che un esterno così, che fa tanto movimento, stanca i terzini. Perciò se cresce il rendimento di Bernardeschi da titolare, Douglas Costa tornerà a spaccare i secondi tempi. Allegri lo sapeva, Sarri lo sa. Allora qual è il problema di Sarri? Che lui vorrebbe fare il contrario, ma il contrario è un’improbabile chimera. Bernardeschi da subentrante non ti cambia le partite.