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Non ha alzato la voce, ma chissà come il tono era più risoluto, netto e pulito. Andrea Pirlo non ha avuto il tempo di crescere come allenatore, però ha saputo ergersi all'altezza del ruolo in poche settimane. Almeno a livello comunicativo. Altra preparazione, probabilmente. O magari è vero ciò che disse nella prima conferenza: le pressioni non lo reprimono, semmai lo esaltano. E allora: bella boccata di responsabilità e via, verso un'avventura che definisce con la massima sincerità. Una da "posto giusto" e "momento giusto".

LE DIFFERENZE - Questo però non è un momento, è una stagione lunga e tortuosa. Nel bel mezzo di una pandemia che ha già presentato il conto: 10 giorni appena di lavoro, poi c'è da farsi trovare pronto. Una giusta metafora del destino che segue quanto accaduto allo stesso Andrea, trapiantato dalla Versilia alla Continassa "senza neanche il tempo di pensarci". Dosa i sorrisi, comunque. Allo stesso modo gestisce le facce serie. Su Dybala, ad esempio: "Mai stato un problema, mai stato sul mercato". Poco velata puntura ai giornalisti, poi la precisazione: nel progetto è come gli altri. Che sembra un piccolo schiaffo al "bambino viziato che chiede 20 milioni di euro" e soprattutto un ruolo al di sopra delle parti. Oh, sensazioni. Chiaramente non certezze. Certezza è invece la sua voce in capitolo sul mercato, a prescindere dalle difficoltà e da quanti soldi si ritroverà la Juve tra cessioni e acquisti. Anche per questo il rapporto con i giocatori diventa necessariamente più diretto, anche per questo Higuain è stato dolcemente salutato. Almeno in questo, è andato oltre ciò che ha fatto Sarri, mai immischiatosi negli affari di stato bianconeri e mai così aperto con i ragazzi a disposizione. 

VERITA' E BUGIE - Non ci voleva la macchina della verità per capire il limite della sincerità di Pirlo. Su Tudor: non è un mistero che preferisse Baronio, quant'è stata davvero sua la scelta? Tant'è: conta il giusto e conta meno della questione Khedira. Qui non c'è infortunio che tenga, la Juve ha fatto capire al giocatore che non ci sarà spazio nonostante tra le righe s'intenda la voglia del tedesco di puntare i piedi, di non mollare un super contratto che altrove non esisterebbe. Altro giro, altra mezza verità: la squadra aveva perso lo spirito della competizione e la ferocia che aveva contraddistinto il primi ciclo di cui Pirlo ha fatto parte. Lo dice senza mezze misure: l'autogestione è iniziata ben prima dell'esonero di Sarri. E il Maestro si adatterà al gruppo solo se i giocatori gli daranno grinta, voglia e determinazione. Non avrà tante ricette da primo chef, ha però tanta carne sul fuoco: non bruciarla, e non bruciarsi, è un imperativo che affronta a testa alta.