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Rispondere. E rispondersi. Che forse conta un po' di più, perché i dubbi dell'ambiente sono solo fastidioso eco quando tutto intorno non va come vorresti. E perché il principale giudice delle proprie azioni non è mai così lontano dall'immagine riflessa nello specchio.

Kulusevski aveva un duplice compito in questa partita (apparentemente facile) con il Genoa: trovare un posto nel campo concreto del presente e un altro in quello ipotetico del futuro. Non perché fosse a rischio taglio - un investimento del genere difficilmente si chiude al primo tentativo -, ma perché in mezzo alle mille aspettative e contornato costantemente da quella valutazione così pesante, era proprio lo svedese a nutrire i primi dubbi esistenziali. Cosa ci faceva in questa Juve? Quale avrebbe dovuto essere il suo apporto? Perché faticava così tanto nonostante le varianti di posti e posizioni?

LE RISPOSTE - Un calciatore ha la fortuna di poter trasformare i quesiti massimi in piccole azioni tangibili. Piccole, poi: a guardare il gol creato dal dribbling di Cuadrado, si potrebbe dire tutto e non che il suo mancino sia stato un'invenzione minuscola. Con quel tocco affrettato dal ritorno di Pandev, Kulusevski si è aperto lo spazio e le porte di un finale di stagione da protagonista. Finalmente, e non è poco, acquistando la mattonella in cui poter urlare al mondo quanto il suo talento sia in grado di fare la differenza. Sempre lì, sulla destra. Ancora lì, accentrato con spazio per scaricare il mancino. Tutto lì, in quel fazzoletto di campo che l'aveva aiutato a meravigliare già a inizio stagione, quando il semaforo della sua affermazione era di un verde limpidissimo. 

IL PERCORSO - E invece è arrivato l'arancione di inconcludenza, il rosso poi della fatica. La Juve si è fermata e il motore di Kulu si è ingolfato nei costanti tentativi di ripartire. Lo stop, forse più emotivo che fisico, sembrava averlo lasciato nelle stesse sabbie mobili della squadra. E quando Pirlo ha predicato calma, il primo a mostrare frenesia è stato lo svedese, arrivato troppo presto vicino al sole della consacrazione e bruciatosi negli errori di superbia come Icaro, però ai tempi dei social e cioè dell'insulto dietro l'angolo. Ha patito anche quello, Kulusevski. Soprattutto, ha capito che all'interno di un percorso, e alla Juventus nessuno scappa da questo, ci sarà sempre il giorno in cui la discussione sul suo conto resterà aperta e il destino del quarantaquattro sarà sempre quello di rimandarlo il più possibile. Oggi l'ha fatto. Domani resetta, da Bergamo (la sua Bergamo) dovrà essere nuovamente un uomo in missione.

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