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    Tudor, qualcosa è cambiato. Le parole e il futuro, ecco perché sembra diverso

    Tudor, qualcosa è cambiato. Le parole e il futuro, ecco perché sembra diverso

    • Redazione BN
    Come a Bologna, così a Roma. La Juventus si gioca un’altra fetta importante della stagione in quello che è il secondo “spareggione” per il quarto posto in Champions League. L’avversaria di oggi è la Lazio, che Igor Tudor conosce bene: è proprio sulla panchina biancoceleste che il tecnico croato ha lasciato un’impronta nei suoi 79 giorni da traghettatore. Ora, però, all’Olimpico torna da avversario, con l’obiettivo di far ripartire una squadra che ha smarrito slancio e fiducia.


    Tudor, qualcosa è cambiato


    Se nelle prime uscite il cambio di guida aveva dato alla Juventus un’energia nuova, da qualche settimana qualcosa si è incrinato. Il croato, che aveva portato una scossa soprattutto mentale, ha iniziato a scontrarsi con la dura realtà di un gruppo fragile, imperfetto, lontano anni luce da quello delle grandi Juve del passato. Gli infortuni hanno acuito le difficoltà: anche oggi mancheranno ben otto elementi, tra cui Yildiz (squalificato), Cambiaso, Koopmeiners e i lungodegenti Milik, Bremer, Cabal e Kelly.

    Qualche spiraglio arriva dai recuperi di Dusan Vlahovic e Federico Gatti, che partiranno dalla panchina. Ma la formazione sarà ancora una volta obbligata, con un 3-5-2 simile a quello visto al Dall’Ara contro il Bologna, con Kolo Muani e Nico Gonzalez davanti, e Alberto Costa al debutto dal 1’ sulla fascia destra in luogo di Cambiaso.


    Le parole


    Nella conferenza prepartita, Tudor ha evitato di parlare del futuro. Nessuna dichiarazione ambiziosa, nessuna polemica: «Conta il presente», ha tagliato corto quando gli è stato chiesto se servissero “tre colpi” per rendere di nuovo vincente la Juventus. Il tecnico non ha nemmeno voluto alimentare discussioni su statistiche preoccupanti, come il fatto che la Juve non abbia ancora segnato un solo gol nei secondi tempi delle partite da quando è in panchina.

    «Ci sono tanti argomenti che potrei tirare fuori, ma non è il momento e non porta a niente», ha detto con amarezza. E forse proprio questa frase fotografa al meglio la fase che sta vivendo: Tudor sembra aver capito presto i limiti strutturali della squadra, sia fisici sia mentali, ma è troppo tardi per una rivoluzione e troppo rischioso cercare alibi.


    Lo spettro del futuro: sogno Conte, clausola d’uscita


    Da quando è arrivato a Torino, Tudor sa perfettamente di essere un “traghettatore sotto esame”. Il suo contratto può essere risolto entro il 30 luglio con una penale, e in casa Juventus non hanno mai nascosto che il grande sogno per la panchina resta Antonio Conte. Tutto dipenderà da come finirà la stagione e soprattutto se la Juve riuscirà a qualificarsi per la prossima Champions League, traguardo essenziale per il rilancio sportivo ed economico.

    Il tecnico croato gode della stima della società, ma non è ancora abbastanza per garantirgli la conferma. Solo un finale in crescendo, con risultati convincenti, potrà far cambiare idea ai vertici.

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