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Un gruppo di rapinatori che come arma utilizzava uno spray urticante al peperoncino. Sarebbero i responsabili dell’improvvisa ondata di panico che si scatenò la sera del 3 giugno in piazza San Carlo, durante la proiezione dal maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Nel caos perse la vita una donna di 38 anni, Erika Pioletti, e rimasero feriti altri 1.526 tifosi che assistevano alla partita. Il gruppo di giovani, tutti maggiorenni e di origine magrebina, individuato dagli investigatori della Digos di Torino avrebbe commesso colpi analoghi durante altre manifestazioni all’aperto e sarebbe specializzato in rapine di questo tipo. Stando alle indagini coordinate dal procuratore capo Armando Spataro e dai pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo, i rapinatori sarebbero stati individuati grazie a una serie di intercettazioni telefoniche avviate nel corso di un’altra indagine: i sospettati stavano infatti parlando di una collanina, rubata in piazza, del valore di diverse centinaia di euro.

Le misure - Sono dieci le persone colpite dai provvedimenti dell'autorità giudiziaria torinese nell'ambito dell'inchiesta. Si tratta di una banda di giovani tra i 18 e i 20 anni. Per sei è scattata la custodia cautelare in carcere, uno è stato messo agli arresti domiciliari, due sono sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e un decimo si trova in stato di fermo. Quattro dei dieci, erano presenti in piazza San Carlo la sera del 3 giugno. Il primo, Sohaib Bouimadaghen, nato a Cirié nel 1998, cittadino italiano residente a Torino, ha confessato. Avrebbero utilizzato lo spray per derubare i tifosi presenti. «Con tale condotta - ha spiegato il procuratore capo Spataro - hanno determinato la nota situazione di panico che ha generato oltre 1500 feriti e la morte di Erika Pioletti». I quattro, utilizzando lo spray, immobilizzavano le vittime strappando loro delle collane d'oro. Due dei quattro magrebini sono stati fermati dalla polizia. Uno di loro ha già confessato mentre il secondo è sotto interrogatorio. Sono accusati entrambi di omicidio preterintenzionale, rapina e lesioni aggravate.

La banda dello spray urticante - La banda dello spray urticante avrebbe colpito anche al concerto di Elisa alle Ogr di Torino il 30 settembre 2017 e, nel gennaio 2018, in una discoteca a Verona, sempre con le stesse modalità. In piazza San Carlo erano presenti in quattro. Uno di loro ha confessato nel corso del primo interrogatorio dopo il fermo. Si sospettano azioni dello stesso genere anche in Olanda, Belgio e Francia. Il procuratore capo di Torino Armando Spataro così ha commentato l’inchiesta: «Siamo arrivati alla conclusione dei due filoni d’indagine. Le indagini si sono concluse in tempi brevissimi. Poco più di otto mesi. I risultati, la cui bontà verrà valutata dai giudici, sono frutto di un lavoro di squadra tra gruppi specializzati». «Intendo manifestare il mio assoluto apprezzamento per l'atteggiamento manifestato da tutti gli indagati - ha aggiunto - fra cui la sindaca Chiara Appendino. Un rispetto istituzionale che dimostra come ci sia la volontà di difendersi nel processo e non dal processo».

La calca - L’individuazione del fattore che scatenò il panico nel salotto elegante della città arriva contestualmente alla chiusura dell’inchiesta a carico degli organizzatori dell’evento. Gli indagati, inizialmente 21, sono diventati adesso 15. Sono accusati di omicidio, lesioni e disastro colposi. Tra i destinatari del 415 bis c’è anche la sindaca Chiara Appendino, il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex questore di Torino Angelo Sanna, il suo ex capo di gabinetto Michele Mollo e i dirigenti di Turismo Torino, l’ente comunale che materialmente organizzò la manifestazione: il presidente Maurizio Montagnese e il suo vice Danilo Bessone. È accusato di omicidio, lesioni e disastro colposi anche l’architetto che allestì la piazza, Enrico Bertoletti: una consulenza tecnica disposta dalla Procura avrebbe infatti stabilito che attorno al maxischermo c’erano troppe transenne e poche vie di fuga, e che in piazza avrebbero dovuto esserci al massimo 20 mila tifosi e non 35 mila come accadde la sera del 3 giugno. Quando scoppiò il caos, le persone che assistevano alla finale provarono a fuggire, ma rimasero intrappolate nella gabbia creata dalle barriere.

Le indagini - In attesa di capire se sui quattro indumenti sequestrati all’indomani della tragedia vi siano o meno tracce dello spray utilizzato durante il tentativo di rapina, in Procura dovrebbe arrivare nei prossimi giorni anche l’esito della consulenza psicologica sulle reazioni che ebbero i tifosi durante l’ondata di panico collettivo.

«Nessuno ci ridarà Erika» -  «Per noi non cambia nulla: Erika, purtroppo, non ce la restituisce più nessuno» è il commento amaro di Angelo Rossi, zio della donna uccisa. «Gli arresti? Lo apprendo ora da voi - ha sottolineato - ma non cambia nulla. A giugno saremo a Torino, con i genitori di Erika, per la posa di una targa ricordo». Soddisfazione per gli arresti esprime il legale dei feriti Marisa Amato e Vincenzo D'Ingeo, Nicola Menardo: «Alla Procura - dice - va il merito di aver chiuso in tempi brevi un'indagine su una vicenda così complessa». «Le condizioni della donna sono stabili. Non ci sono miglioramenti rispetto alla tetraplegia. Il marito ha avuto lesioni polmonari e addominali che ora stanno rientrando, ma è ancora molto provato», continua l'avvocato Menardo. «Oggi abbiamo depositato un'istanza di accesso agli atti per capire le responsabilità dei singoli soggetti coinvolti - conclude - e ipotizzare le prime richieste risarcitorie».

«Gestione non ottimale» - «La notizia degli arresti è positiva, ma rimane il fatto che il 3 giugno la gestione di piazza San Carlo non è stata ottimale». Così l'avvocato Stefano Gubernati, che assiste tre persone rimaste ferite durante gli incidenti. «La Procura ha compiuto un'indagine molto accurata - continua il legale - ora c'è da capire se gli attori coinvolti abbiano delle responsabilità».

Quindici indagati - La Procura di Torino ha emesso sette richieste di archiviazione per altrettante persone indagate per i fatti di piazza San Carlo, tra cui il prefetto di Torino, Renato Saccone. Ad altre 15 persone, fra cui la sindaca Chiara Appendino e l'ex questore Angelo Sanna, sono stati inviati avvisi di chiusura indagini che precedono le richieste di rinvio a giudizio. L'archiviazione è stata chiesta anche per i 5 componenti della Commissione provinciale di vigilanza e il comandante vicario pro-tempore della polizia locale, non avendo «individuato comportamenti omissivi a loro addebitabili, causalmente rilevanti in ordine ai fatti accaduti».

di Giovanni Falconieri e Simona Lorenzetti, dal Corriere della Sera.