commenta
Tutti i volti di Max, che pure aveva iniziato con una faccia sola: quella della tensione. Sono stati palesemente giorni diversi, alla Continassa. Giorni in cui tutti sono stati in bilico e Allegri più di tutti. Giorni in cui, per la prima volta nella sua doppia esperienza alla Juventus, ha fatto fatica a vedere una luce, a tracciare un percorso per il futuro. Ecco: non che la sua Juve abbia dato spettacolo all'Olimpico, ma la sensazione post Toro è che la squadra abbia fatto esattamente ciò che aveva chiesto in questi giorni di forzata unione: si è ritrovata. 

COMPATTI E UNITI - Ha riavuto la compattezza giusta, Allegri. E soprattutto lo stesso cuore nascosto a San Siro, marcito ad Haifa, messo sul banco degli imputati da Landucci proprio a Milano e menzionato tante volte nelle ultime interviste e conferenze. Sì, il cuore, nel derby, c'è stato. Max è tornato così a respirare. Pardon: ad avere una faccia diversa. Più rilassata a bordocampo, nuovamente scanzonata davanti alle telecamere, meno preoccupata per il futuro e comunque serena. Più serena: ché ora arrivare a novembre ha tutt'altra facilità. E scavallato il Mondiale, chissà cosa può riservargli quel futuro che in tanti hanno già scritto. 

RABBIA E GLI ESTERNI - Certo, è stato comunque un derby, dunque mai scivolato via sui binari della semplicità. Anzi: fosse stato un percorso, sarebbe stato pieno di curvoni, dove scivolare era un attimo, ma anche accelerare diventava piuttosto semplice. La Juve ha vissuto una partita così: a folate. E le folate le ha vissute tutte lui, tutte Allegri. Che ha iniziato calmo, che ha subito - arrabbiandosi e urlandolo a Landucci - il prosieguo granata, che ha mal digerito i tanti errori tecnici. Che però ha apprezzato la testa alta della squadra, in particolare nelle difficoltà. Momenti clou, due. Intanto l'uscita di Kean, arrabbiatissimo dopo il gol sbagliato e probabilmente pure per il cambio: Allegri l'ha abbracciato, consolato, fatto sfogare poi negli spogliatoi. Il secondo: negli ultimi, concitatissimi, momenti di gara, Max si è fatto prendere dalla frenesia ed è finito praticamente a margine della bandierina, urlando con tutta la sua forza ai ragazzi di tenere. L'arbitro gliel'ha fatto notare, il quarto uomo si è infuriato, e Allegri è tornato in panchina corricchiando col sorriso sornione. Livornesissimo. 

L'ABBRACCIO AL GOL - Stona però una nota, che avrebbe potuto e forse dovuto essere lieta. Nel momento del gol di Vlahovic, sono in tanti a passargli vicino, ma solo Rabiot gli stringe la mano e parla direttamente con lui. Il primo pensiero di Max - che non esulta, diversamente da tutta la panchina - è richiamare Kostic sul recupero difensivo, cercando ancora con lo sguardo Locatelli. A sensazione: non si aspettava un gesto di vicinanza della squadra, mostratasi sì unita, ma soltanto tra i giocatori. A sensazione: forse. per chiudere anche tanto vociare, sarebbe servita.