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Una causa in corso. La Pegaso, azienda specializzata nella produzione di merchandising sportivo, si è schierata contro la società di CR7. Una storia, racconta Repubblica, che inizia un anno e mezzo fa e che finisce prima in una causa civile e che adesso è sfociata anche in una denuncia per truffa che vede indagato Hugo Dinarte Santos Aveiro, 45 anni, il fratello di Cristiano Ronaldo, titolare della società che gestisce il marchio CR7Museu di cui il campione portoghese è il socio di maggioranza con una quota del 70 per cento. La Pegaso è un'azienda produttrice di magliette, cappelli e altri oggetti con i marchi di moltissime squadre italiane, anche della Juventus. Un anno e mezzo fa ha firmato un accordo con Mussara, la società che gestisce gli affari di CR7: un contratto che vale mezzo milione di euro, più 150mila euro da pagare a una società intermediaria, in cui la maglietta con il marchio CR7Museu vale il 90 per cento del contratto. Ma... improvvisamente arriva lo stop, proprio nel momento in cui 13.137 magliette sono già pronte alla vendita. 

Il titolare della Pegaso Rocco Valenti spiega a Repubblica: "La grafica era troppo simile a quella della Juventus e ci è stato detto che non avremmo potuto distribuirle. Ci siamo accordati per rivendere alla società portoghese le magliette a 4 euro al pezzo, un prezzo inferiore a quello di produzione ma visto che loro ci avevano assicurato l'autorizzazione per una nuova maglietta, avevamo voluto andare loro incontro". 

Il secondo modello, invece, viene fermato dalla Juventus in produzione, con il club che cita la Pegaso per chiedere l'interdizione alla vendita perché il prodotto si sovrappone a quello ufficiale della società bianconera: "Per la seconda volta non abbiamo potuto vendere il prodotto, anzi ci siamo anche preoccupati di richiamare le magliette che avevamo già distribuito. Noi non possiamo sapere che accordi ci fossero tra Ronaldo e la Juventus per l'uso del marchio e per ogni maglietta stampata avevamo tutte le autorizzazioni. Mussara? Pensavamo ci appoggiassero e invece hanno dato ragione alla Juventus, volevano farci pagare anche le maglie che dicevano di aver mandato al macero. Ci hanno offerto un accordo che non copre nemmeno le spese del contratto pagato, nel frattempo ci sono stati i costi di produzione per cui cui la società ha sempre preteso la massima qualità tanto da mandare anche una responsabile per il controllo qualità".