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Dalla scorsa stagione osservo vuoti consistenti ai bordi della curva sud, seggiolini bianchi come la neve che restano non “seduti”, così come il settore tra la tribuna ovest e la curva nord, disadorno di gente. Lo spicchio a contatto con quello degli ospiti, numero 112, unico posto nel quale si trovava miracolosamente un biglietto presenta vistose macchie di bianco che tradiscono posti liberi a centinaia.

Di che cosa sto parlando? Dei vuoti (non a rendere) che il colpo d'occhio dell'Allianz Stadium non riesce a dissimulare con sempre più desolante frequenza. Non è il numero di presenze mancanti che preoccupa, dato che nella partita contro lo Sporting le presenze sugli spalti hanno toccato le 36 mila unità a fronte di una capienza di poco superiore ai 41.000, quanto il fatto che i settori implicati sono inanimati per una serie di fattori da analizzare con grande attenzione.

Faccio un salto indietro alla gara di campionato di sabato passato, tardo pomeriggio. All'Area 12 incontro due tifosi provenienti dalla Campania, due autentici “missionari” che vivono in trincea le loro giornate in mezzo ai “miscredenti”. Trasferta lunga, anzi lunghissima, da Nocera a Torino: si può fare avanti e indrè sabato e poi anche mercoledì? Dubito. Ovvio che sia così per la stragrande maggioranza dei nostri tifosi, che lo Stadium raduna e provenienti “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno".  

Il mercoledì è giorno di lavoro e pure il giovedì; non tutti sono disposti a sopportare i disagi di una notte di sonno ridotta all'osso. Questione di fisico (o di buon senso?). Sabato di campionato, tutto esaurito. Mercoledì di Coppa, posti vuoti. Non è forse la Champions il sogno che si vorrebbe vedere realizzato?

C'è poi il problema del costo dei biglietti, che non pare essere una cosa da poco, se assommata al costo del viaggio, dell'albergo e del cibo. Si può far fronte ad una salassata per amore della Juve, ma con giudizio, la crisi se ne sta andando, ma lasciandosi dietro qualche conseguenza. Non sono convinto che quella economica sia la causa più seriamente indiziata a spiegare i vuoti, anche perché non sono lì, dove essi si evidenziano, i prezzi più cari. Il vero motivo si annida nei cuori di tutti i tifosi e si chiama “appagamento”. Il DIR, vocabolario italiano ragionato, alla voce appagamento recita: “Soddisfazione fisica e spirituale, dovuta al placarsi di ansie e desideri”. Bingo! Chi voleva andare anche solo una volta allo Stadium, ce l'ha fatta da tempo. Chi voleva assistere ad una partita di Coppa, c'è riuscito. La mancanza di ansia condanna alla pigrizia, con un bel bicchiere di whisky on the rocks in mano e la telecronaca di Caressa, magari insultandolo per la parzialità.

E i seggiolini restano freddi. Se restassero freddi solo loro… Da troppo ormai è freddo anche il tifo. I portoghesi, i laziali, i granata prima di essi e così a ritroso nel tempo parevano a tratti i padroni di casa. Canta solo più la curva sud e nemmeno tutta. Siamo di fronte al declino dell'effetto Stadium che tanto impressionava gli avversari e che tanto pungolava le maglie a strisce in campo.

Anni di vittorie hanno appagato (fine delle ansie e dei desideri, ricordate?) i cuori, eppure vincere non è mai facile e continuare a vincere non è certo una passeggiata. Siamo diventati tutti più smorfiosi, della serie “spacco il capello in quattro”. Il caviale e lo champagne fanno brutti effetti ed intanto la squadra anche solo impercettibilmente avverte il clima “malato”. E' tutto in perfetto stile juventino, perfino troppo, puzza sotto il naso compresa, con contorno di pancia piena. La squadra non è immune da questo andazzo, se è vero come è vero che spesso viene rimontata o si trova inspiegabilmente sotto e costretta alla rincorsa, davanti a tanti seggiolini intonsi.