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Appena venerdì scorso Max Allegri predicava prudenza con i giovani. Prudenza nei giudizi, prudenza nelle aspettative. Serve tempo, non basta un mese o una stagione, soprattutto in una grande squadra. Ma il riferimento era ai giovani, quelli giovani per davvero, che alla Juve possono essere considerati tali anche per qualche anno in più: una cerchia comunque ristretta, che abbraccia ancora Dejan Kulusevski e Moise Kean, oltre ovviamente a Kaio Jorge quando rientrerà. Tutti gli altri, però, no, non possono nascondersi dietro lo scudo di carta dell'età. “I giovani non sono più giovani, devono darsi una sveglia a livello mentale”: chi vuole sentirsi escluso lo faccia, ma Allegri parla sostanzialmente a tutti quelli che oscillano tra l'anno di nascita 1994 e il 1999. Non con tutti ovviamente, c'è chi sta rispondendo presente e non si è mai nascosto, anche al netto di qualche errore. Poi però c'è qualcuno che più di chiunque altro deve assumersi le responsabilità, è alla Juve ormai da tempo, di occasioni ne ha avute tante o forse troppe. Lo stesso Leonardo Bonucci ha parlato di “dentro e fuori dal campo”, si vince o si perde anche prima delle partite insomma. A chi faceva riferimento Allegri? 

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