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Dopo tre mesi dall'incontro la SuperLega è realtà. Florentino Perez e Andrea Agnelli, lo raccontavamo qui, si sono visti il 19 gennaio scorso e lì i discorsi sul nuovo format si sono incrementati. Il nuovo presidente della SuperLeague e il suo vice, perché questi saranno i loro ruoli, hanno spaccato il calcio mondiale e i suoi equilibri. Agnelli nella serata di ieri ha lasciato la presidenza dell'Eca e si è mosso insieme agli altri club scissionisti per creare un'élite europea di 12 società (inizialmente).

Il terremoto ha fatto sentire la sua prima scossa, ma che ha un epicentro ben più lontano. Come racconta La Gazzetta dello Sport, Agnelli non ha preso parte al comunicato dell'Eca e si è defilato non rispondendo per diverse ore al telefono, facendo intuire cosa sarebbe successo dopo. Ma diverse domande emergono in queste ore e altre ancora arriveranno, tra incroci e retroscena. Un mese fa, durante l'assemblea generale dell'Eca, Agnelli definiva "un modello ideale" la nuova Champions League della Uefa, che verrà ufficializzata oggi, aggiungendo: "Se dei club hanno lavorato da soli su qualche progetto, credo che per il momento si fermino qui". Un cambio di rotta, definito tradimento verso l'Eca, la Uefa e il grande amico Ceferin, con il quale il rapporto pare terminato (il numero uno dell'Uefa è padrino della figlia del presidente bianconero). Ma non solo. 

C'è stato un altro cambio di strategia di Agnelli... sulla questione fondi: nel novembre scorso, infatti, tutti i 20 partecipanti all'assemblea della Lega Serie A votarono in favore dell'ingresso dei fondi in Lega, che avrebbe garantito l'ingresso di 1,7 miliardi nelle casse dei club. A gennaio, però, Agnelli (e non solo) hanno cambiato totalmente idea, ponendosi fermamente in una posizione ostile ai fondi. Il motivo è da far risalire a una clausola all'interno del contratto, che vietava, per almeno 10 anni, l'appoggio a progetti simil-Superlega, che avrebbero azzerato o quasi l'appeal dei campionati nazionali. 

 

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