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Quanto a Pjanic, sfatiamo subito due falsi miti sulla partita del bosniaco a Verona: Pjanic non corre, Pjanic è responsabile del primo gol subìto dalla Juve (il famoso passaggio da ‘mozzarella’). Prima accusa: basta guardare i dati, molto semplicemente non è vero. Anzi, Miralem è il giocatore che ha percorso più chilometri (12,237) al Bentegodi. Assurdo? Sì, però è così, e lo testimonia il fatto che Pessina, il suo instancabile marcatore, risulta al secondo posto di questa speciale classifica (12,19 km). Eh, per forza, doveva seguirlo!
La seconda accusa, quella relativa all’uno a uno di Borini, merita il ricorso alle immagini, che sono a mio avviso abbastanza chiare. E le vedremo tra un attimo. Tolte di mezzo queste due accuse infondate, ci resta d’altra parte in mano una prestazione davvero preoccupante. È su questo che siamo chiamati a riflettere. Ed è su questo senz’altro che rifletterà Sarri. 
 
NON È COLPA DI PJANIC – Via il dente subito: sul gol di Borini non è colpa di Pjanic, bensì di Bentancur. La ‘leggerezza’ di cui tanto ha parlato il mister è innanzitutto un chiaro riferimento al colpo di tacco dissennato della mezzala uruguaiana, avvenuto pochi istanti prima del pareggio. Poi certamente questa leggerezza è anche rintracciabile nell’atteggiamento dei giocatori circostanti, apparsi forse fin troppo impreparati a una simile evenienza. Ma questo tacco, semplicemente, in quella porzione di campo e in quel momento preciso della gara, non s’ha da fare.  



E come poteva rimediare il povero Pjanic in questo, preciso caso? È una palla sporca, ancora contesa quella che gli si rimprovera di non aver saputo gestire.



Il suo unico tocco avviene in quel modo non per scelta ma per necessità. In sostanza è già molto che ci sia arrivato con la punta del piede su quel pallone vagante. No, non poteva fare altri gesti tecnici, inutile tirare in ballo le mozzarelle, qui.



STRATEGIE E TIMORI – I problemi di Pjanic a Verona sono stati altri, e anche belli grossi. Il primo tempo soprattutto. Non si capiva se stesse rispettando una strategia preparata o se avesse timore della marcatura a uomo di Pessina. Probabilmente hanno agito entrambe le cose, in lui e nei compagni che lo evitavano sistematicamente in fase di costruzione. Il 3-4-1-2 del Verona è pensato apposta per togliere certezze all’inizio azione degli avversari. Funziona un po’ come quello dell’Atalanta di Gasperini, di cui, è noto, Juric è allievo. Contro un 4-3-3 come quello della Juve, la contrapposizione dell’Hellas, grazie al pressing, minaccia fortemente la parità numerica in fase di costruzione avversaria, andando a infastidire i cinque giocatori maggiormente deputati all’avvio del palleggio (i quattro difensori più il vertice basso di centrocampo). Pjanic, lo abbiamo detto, era seguito a uomo costantemente da Pessina, il trequarti del Verona. Perciò si creava spesso una situazione del genere.  



Quando il pallone tornava a uno dei due centrali (Bonucci, in particolare), la Juve cercava una soluzione molto diretta, atta a bypassare il proprio vertice basso marcato (Pjanic appunto), in modo da eludere la prima pressione molto aggressiva del Verona. Vedete Pjanic come si allontana e apre rispetto a Bonucci? Si volge addirittura in cerca di Higuain. Gli vuole aprire un corridoio verticale.   



Ed è in effetti quello che succede. Al movimento di Pjanic, che va in sostegno alla punta con l’intento di tagliare fuori il proprio marcatore, corrisponde la discesa incontro di Bentancur (appoggio alternativo alla verticalizzazione sul Pipita). Dunque Bonucci vede il corridoio e gioca su Higuain.   



Il centravanti argentino però ignora l’appoggio più difficile e pericoloso per il bosniaco in corsa, e decide di coinvolgere Cuadrado. Così la Juve conquista campo. Nei primi minuti sembrava funzionare e pazienza se Pjanic non toccava palla. Dopo poco tuttavia, il Verona ha preso coraggio, impedendo anche questo genere di giocate. Sicché Pjanic era sistematicamente saltato e le punte non riuscivano a far salire la squadra palleggiando.



La Juve a un certo punto è sembrata ostinarsi su queste ridondanze verticali, contraddicendo piano piano e senza accorgersene la propria natura di squadra palleggiatrice. Si poteva alternare meglio la giocata verticale improvvisa al fraseggio corto. Ed era questo che chiedeva disperatamente Sarri dalla panchina. Ma la Juve (Bonucci in particolare) aveva messo ormai il pilota automatico delle peggiori occasioni. Serviva banalmente più coraggio, più personalità da dietro e in mezzo al campo. Ecco la vera colpa di Pjanic. Si è nascosto dietro una delle strategie di uscita palla possibili. Si abbassava per giocare ma non voleva il pallone. E i suoi compagni lo sentivano evidentemente. Un circolo vizioso. Una Juve meno timorosa qui si appoggiava tranquillamente a Cuadrado, sfruttando il ritardo lieve di Lazovic. De Ligt invece cerca direttamente l’esterno Douglas Costa, con un pizzico di frenesia davvero poco Sarrista.       



Ma questo era il gioco che voleva giocare il Verona, che è fortissimo sugli anticipi.



A inizio azione avveniva la stessa cosa sia da una parte che dall’altra. Pjanic si abbassava in area per giocare sulla rimessa dal fondo, ma di fatto (soprattutto nel primo tempo) la Juve non sfruttava le superiorità numeriche provvisorie. Non voleva rischiare nulla.



Preferiva lanciare, regalando così il pallone ai difensori del Verona. E ahimè, Pjanic pareva fin troppo sollevato in certi momenti. Assecondava tutti questi lanci senza opporre alternative reali, accontentandosi dell’alibi della giornata: la marcatura stretta di Pessina. In fase di costruzione, il bosniaco sabato sera ha optato per un vuoto presenzialismo.     



E il risultato è stato questo.



PERDERE LA BUSSOLA – Nella ripresa addirittura lo abbiamo visto uscire di posizione più di una volta, quasi avesse perso la bussola. E il bello è che Pessina lo seguiva comunque. Ecco perché hanno fatto gli stessi chilometri più o meno.  



Nel cuore del 62’ c’è stato pure uno scazzo tra lui e Sarri. I due si sono mandati a quel paese a distanza, dopo l’ennesima divagazione, peregrinazione di Pjanic (evidentemente non richiesta) nell’area avversaria. Faccio una domanda: e se il Milan dovesse pressare in Coppa come nel primo tempo del derby? Che si fa? Si esce di senno un’altra volta, Miralem?