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Ottenuta una fiducia mooolto discutibile, più per gli scudetti vinti in passato che per il rendimento della Juve al suo ritorno in panchina, Allegri ora deve essere onesto con se stesso. Così non funziona. Di tentativi ne ha fatti parecchi durante l’anno, e tutte le volte è andato a sbattere contro la dura realtà degli scontri diretti. Sistematicamente. Il calcio è cambiato, oggi vincono i Pioli e i Simone Inzaghi. Se non rischi, la maggior parte delle volte ti andrà male. È la solita solfa che ripetiamo ormai da tempo, ma perché è la verità, è l’evidenza. Sono i fatti. E davanti ai fatti un pragmatico come Allegri non può voltarsi dall’altra parte o guardare per aria. Altrimenti è lui il teorico, paradossalmente. Perché resta agganciato a un’idea che non funziona più.

Il "corto muso" che un tempo veniva incensato dalla stampa italiana più reazionaria, oggi è diventato il triste idolo di un culto grottesco, di cui Allegri è rimasto forse l’unico sacerdote. Nella gallery sottostante riproponiamo alcuni snodi e problemi tattici fondamentali della stagione appena trascorsa. Lo scopo è quello di ripartire da un’analisi critica, tanto per cercare nel mercato qualche risposta, quanto per tracciare una linea netta di demarcazione rispetto a ciò che si è tentato finora.