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Ci sono allenatori che sono entrati nella storia del calcio per quanto hanno vinto: Trapattoni e Capello, per rimanere dalle nostre parti; Ferguson e l’ultimo Zidane, tanto per fare due esempi illustrissimi, se invece guardiamo all’estero. E poi ci sono allenatori che resteranno indimenticabili per il numero dei loro successi ma anche, anzi soprattutto, per il modo in cui hanno conquistato quei trofei. Pensiamo a Michels, il pilota del gioco totale olandese; a Sacchi, il creatore del grande Milan; a Guardiola, il visionario del tiki-taka.

 

Di loro non si contano i trofei, ma si dice: hanno cambiato la storia del calcio, la mentalità di questo sport. Certo, avevano (e Guardiola continua ad avere) grandi giocatori, per questo hanno vinto tanto; non si sono però accontentati di questo, sono andati oltre, con idee innovative portate là dove sembrava che tutto fosse stato provato, scoperto, scontato. Un po’ come i rivoluzionari di Francia: alla fine la loro rivolta venne soffocata nel sangue, ma quando questo accadde avevano già modificato definitivamente la testa della gente, molto più di chi continuò a dominare il mondo. Dopo di allora, niente sarebbe più stato uguale.

 

I molti tifosi juventini che contestano Allegri lo fanno perché pensano che con questa squadra non dovrebbe limitarsi a vincere scudetti e coppe Italia, e a giocare qualche finale di Champions, ma dovrebbe far giocare la squadra in modo più coinvolgente, più entusiasmante (qualcuno ancora rimpiange la Juve di Conte, la sua grinta contagiosa). Hanno ragione, questi tifosi?

 

Se ascoltiamo Boniperti, no: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Se pensiamo a Platini, sì: la mia Juve ha vinto tutto, ma avrebbe potuto ottenere gli stessi risultati giocando molto meglio. Ecco, Allegri dovrebbe forse provare - almeno provare - a fare in modo che la sua fantastica squadra offra uno spettacolo più apprezzabile. I campioni li ha, e molti di loro sono anche eccelsi sul piano tecnico: Ronaldo, ovvio, ma pure Pjanic, Douglas Costa, Cancelo, Alex Sandro, Dybala, Bernardeschi…

 

E’ giusto che con tanti piedi straordinari ci si preoccupi solo della sostanza e niente dell’estetica? Come se Picasso avesse pensato a produrre quadri facilmente commerciabili, piuttosto che a lasciarci capolavori di valore inestimabile. Suvvia, Allegri, faccia un tentativo: il posto che può scavare nella storia del calcio potrebbe essere molto più ampio di quello che comunque occuperà.

@steagresti

Sto con Allegri: non farà mai come Sacchi, ma è il migliore in Italia​ (L'analisi)