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Alla Juve sta tornando il catenaccio? A sentire le osservazioni di allenatori, addetti ai lavori, tifosi e giornalisti, sembrerebbe di sì. Intendiamoci: catenaccio è una parola grossa ed epica. E’ il catenaccio che, nel passato, ha reso grande l’Italia; è il catenaccio di breriana memoria e di machiavellica sostanza ad aver permesso ad “una squadra femmina” (Brera, appunto) di battere squadre “maschie”.

No, la squadra di Allegri non è catenaccio, ma comunque difesa prima di tutto, contropiede e poi qualcosina in più. Lo ha detto per primo Koeman dopo aver vinto, ma patito diverse occasioni da goal: “attenti alle ripartenze della Juve”. E si è visto anche con l’Atalanta: difesa compatta al limite dell’assedio patito e ripartenze fulminee, con relativa vittoria. Sacchi, solitamente poco benevolo con Allegri, è, diplomaticamente, venuto a patti: “La difesa sarà il punto centrale, poi fiammate in avanti, affidandosi più all’estro che a un gioco collettivo”. Molti tifosi già mugugnano: partite precampionato brutte (per non dir peggio), solita musica “tutti in area e poi palla a Chiesa o Ronaldo se rientra”. Insomma la Juventus sognata, quella della vittoria e del bel gioco non arriverà?

Sì, la Juve sta tornando indietro. Come ha detto Sconcerti, la squadra mostra ancora una certa latenza, sta in mezzo a un guado, anche se è più determinata. Sia Sarri, sia Pirlo hanno tentato di sverniciare l’allegrismo, la pragmaticità, l’equilibrio, prima di tutto, l’ossessione a non aprirsi troppo, ma non ce l’hanno fatta. Hanno semplicemente dato una mano di vernice nuova, raggiungendo scarsi risultati. Lost in translation, la Juve ora tenta di riacquisire l’identità e il carattere che l’ha resa non bella, ma vincente. Nei due anni precedenti non è stata bella e solo scarsamente vincente. 

E una cosa assai positiva, la Juventus estiva, comunque l’ha mostrata. Riuscire ad attuare uno degli elementi di fondo ancor valido nel calcio: creare spazi. Per due stagioni ha tenuto palla, s’è ingolfata davanti alle difese avversarie, facendo girare la palla senza orientarsi. Già da ora s’è vista un’altra musica, che non si chiama catenaccio.