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Non serviva, ma la partita contro la Dinamo Kiev è stata la riprova di quanto Juan Cuadrado sia fondamentale per questa Juventus. È diventato maestro di un ruolo in cui è stato adattato più per necessità che per lungimiranza degli allenatori, che però si sono trovati in mano un terzino formidabile. Prima Allegri, poi stabilmente con Sarri, il colombiano ex Fiorentina e Chelsea ha assorbito come una spugna i dettami tattici a lui richiesti, arrivando a maturare un’esperienza sulla fascia appartenente a pochi sulla faccia della terra. A chi pensa che Cuadrado parta in seconda fila con i nuovi acquisti Chiesa e Kulusevski e con il rientro di Alex Sandro, si sbaglia di grosso.

BENEFICI TATTICI, E CHE QUALITÀ – L’esperimento provato contro la Roma sull’out mancino non ha convinto, Pirlo ha corretto il tiro rispostandolo sulla destra, con il conseguente dirottamento di Chiesa sulla fascia sinistra. Un 3-4-1-2 che ancora deve migliorare in concretezza, ma che si muove in maniera fluida. Contro la banda di Lucescu, Cuadrado ha agito più da terzino, giocando di attenzione, mettendo piede nella trequarti solo quando sicuro di incidere. L’assist al bacio per Morata ne è la prova. Al contempo, ha permesso a Chiesa di squarciare la fascia mancina con le sue sgroppate, sollevandolo dalla maggior parte degli incarichi di ripiego (anche se Federico ha mostrato buona attitudine difensiva). E poi, il dribbling, di quelli secchi, suo marchio di fabbrica che crea pericoli e superiorità numerica. Anno dopo anno, l’underdog Cuadrado ha guadagnato i gradi di padrone della fascia. Chi vuole giocare titolare a destra, dovrà garantire almeno quanto assicura il colombiano in senso della posizione, in copertura ed in fase offensiva. L’essenza del terzino adattato a quarto di centrocampo. È poco?