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Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Il caso Juventus-Napoli al centro delle sue dichiarazioni: "Iniziamo dal lato sbagliato. Juve-Napoli non è più una partita e non serve schierarsi. Non si deve fare confusione nell'interpretazione dei protocolli, che sono chiari e stabiliscono responsabilità precise. Il rinvio? Sarebbe stato meglio trovare una soluzione condivisa, non è stato un grande spettacolo". 

SULLA CLAUSOLA CHE CONSENTE ALLE AUTORITA' SANITARIE DI PORRE IL VETO - "È così sin dal primo momento. Quanto avvenuto con il Genoa ha creato un precedente che obbliga tutti a una maggiore responsabilità. Finora il protocollo è stato preso un po’ alla leggera, molte squadre non hanno fatto la bolla dopo aver trovato un positivo, ma una quarantena molto soft con ritorno a casa, consentita proprio dalle Asl. Ora è necessaria una stretta generale, tornando a un rigoroso e puntuale rispetto di quanto era previsto e validato. È cambiato il contesto, dobbiamo tutti prenderne atto. C’è un lato di sicurezza sanitaria, dove a decidere è lo Stato nelle sue diverse articolazioni, e in questo senso l’ultima parola spetta alle Asl. Vale per le scuole — dove sono loro a stabilire se isolare un alunno, una classe o l’intero Istituto — vale per le fabbriche, gli uffici e vale anche per lo sport. Questo è un punto fermo che non va messo in discussione, soprattutto in un momento in cui le curve destano preoccupazione. Certo i provvedimenti devono essere proporzionali al contesto territoriale e ben motivati. Dal lato sportivo invece le decisioni sono pienamente autonome, in questo caso spettano a Lega serie A e Figc: non può il governo stabilire se dare o meno penalità alle squadre in tema di classifica o di risultato. Mai mi permetterei di interferire su questo piano". 

ASL - "Il protocollo prevede la vigilanza e la responsabilità delle Asl. Anzi, ricordo che la comunicazione alla Asl è un obbligo di legge, mi preoccupano piuttosto le dichiarazioni di chi dice di non averle fatte immediatamente. Ma spero siano frutto solo di malintesi. Io direi che è necessario tornare al rispetto rigoroso del protocollo, a partire dall’obbligo di bolla all’interno dei centri sportivi quando emerge un singolo positivo, senza deroghe di nessun tipo. Giocare con 10 positivi sia un rischio? Se il protocollo è stato rispettato il rischio è lo stesso con due o con dieci".

CALCIO E DE LAURENTIIS - "Non ricominciamo con questo ritornello: lo sappiamo benissimo quanto sia importante il calcio sotto ogni aspetto, a partire da quello del lavoro. Io ho preso l’impegno di salvaguardare tutto il mondo sportivo, difendendo anche il valore sociale dello sport di base. Serie A? È un’industria pesantemente indebitata e che fatica a trovare un equilibrio economico. Avere una prospettiva industriale significa anche superare schemi personalistici e ormai antiquati e ragionare su prospettive più ambiziose. Il calcio ha il dovere di riformarsi e di trovare strade innovative, che lo mettano in condizione di affrontare un mercato internazionale e competitivo. Tifoso del Napoli? In nessun modo, tutti hanno una squadra del cuore. Tra l’altro sono anche noti i rapporti, diciamo con un eufemismo non idilliaci, che intercorrono con il presidente De Laurentiis". 

NUOVO STOP - "Lavoriamo tutti affinché questo non avvenga. Ci tengo però a sottolineare come nessuno faccia la stessa vita di un anno fa e che il format del calcio attuale, comprese coppe e Nazionali, è forse troppo ottimistico. Occorre dare delle priorità e non è comprensibile sentire che non c'è spazio per i recuperi. Il mio consiglio è di ragionare anche su scenari diversi perché non sappiamo cosa accadrà e se c'è un pensiero legato ai play off è meglio deciderlo a campionato appena iniziato".