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Il rapporto con la propria terra, se non di nascita, quantomeno di origine, è difficile da scollarselo di dosso. Per di più, se è così invadente che quasi risulta impossibile nasconderlo. Si può, tutt'al più, finire per odiare le proprie radici, ma la maggior parte delle volte si ricambia con amore al proprio territorio. E' il caso di Maurizio Sarri, nato a Napoli quasi per caso, ma toscano fino al midollo. Anzi, qualcosa di più che toscano, perché come in ogni regione, guai a confondersi tra una parte rispetto che un'altra. E così, lo ha ribadito ieri, ai microfoni di Juventus Tv, come sempre mai scontato: ​​"Per quanto mi riguarda voglio vivere in Toscana e possibilmente in Valdarno. Sono attaccatissimo alla mia terra, non riesco a capire come si faccia a vivere là. Lo dicevo anche a Zola: 'Ma sei sardo, perché cazzo stai là?'". E così, abbiamo cercato di capire quale rapporto lo lega alla Valdarno, in particolar modo a Figline, dove sempre ritorna (come a Natale) quando non c'è il calcio a distrarlo. E se non può tornare, in qualche modo fa sentire la sua presenza, come con la donazione di 4 mila mascherine, ma non solo, che ha fatto al comune. Per questo, abbiamo parlato con Giulia Mugnai, sindaca proprio di Figline Valdarno. 

Buongiorno sindaca. Prima di tutto, come sta vivendo, dal suo ruolo di responsabilità, in questo momento delicato?
"E' un periodo molto intenso. C'è molto bisogno nelle persone. Prima c'è stato tutto il lavoro per far rispettare le regole. Ora, con più consapevolezza da parte dei cittadini, c'è lavoro di sostegno, perché l'emergenza non è solo sanitaria, ma anche economica e sociale. E' un periodo impegnativo, lo è per tutti, ma bisogna resistere ed essere fiduciosi, così che ci si avvicini piano piano alla normalità, anche se non sarà mai come prima".

Quante riunioni fa al giorno? 
"Tante, videoconferenze di continuo. Poi, incontriamo anche la Protezione civile, siamo molto radicati sul territorio, anche con le molte associazioni di volontariato. Nella nostra zona, siamo 15 comuni che cercano di lavorare insieme, anche per dare una risposta sempre uguale ai cittadini". 

Niente campanilismi "alla toscana", in questo caso?
"(ride, ndr) Siamo sempre agguerriti, ma in questo momento no".

Questo ci riporta alla solidarietà di Sarri, che all'inizio della pandemia ha donato le 4 mila mascherine al comune. Ci sono state altre donazioni?
"E' arrivata anche una donazione in denaro, da parte della famiglia e dei suoi amici. Quindi, proprio un sostegno al conto corrente che avevamo aperto per la Protezione civile. Va ad aiutare chi sta facendo volontariato in combinata con la Protezione Civile, da chi aiuta a portare la spesa agli anziani o a chi ha disabilità. Hanno dato un ulteriore supporto, anche economico".

Forse è ancora presto, ma avete già parlato di un eventuale supporto successivo, in cui magari Sarri si può muovere in prima persona, per sensibilizzare non solo i locali, ma anche il turismo?
"Prima dell'emergenza, verso Natale, c'era già stato un incontro. Con i suoi amici di infanzia avevano lanciato l'idea di una progettualità a supporto della città, anche per rilanciare il centro storico. So che l'intenzione c'è, appena sarà possibile discuterne, porteremo avanti un progetto, che vale per tutto il territorio".

Da sindaco, quanto aiuta avere una persona così famosa in comune? E' un supporto utile? 
"Senza dubbio. Non c'è solo lui, ma anche tutti i suoi amici di infanzia, che sono tutti affezionati al territorio. Grazie a loro, riusciamo sempre a fare qualcosa in più per il paese. Poi, Sarri rappresenta un esempio umano, oltre che sportivo, proprio perché mantiene salde le proprie radici. Lancia un messaggio ai più giovani su quali sono le cose importanti della vita. Ha fatto la gavetta, ad esempio, un aspetto che lo ha aiutato a mantenere i piedi per terra: è una persona umile, che non è cambiata neppure dopo le esperienze che ha fatto".

E' rimasto "provinciale", anche se ormai "uomo di mondo"?
"Assolutamente, poi la famiglia è una di quelle storiche, qui a Figline".

Di cosa ci si innamora di Figline e, in generale, della Valdarno?
"Sono posti in cui nessuno si sente solo. Ci si aiuta a vicenda, c'è una grande solidarietà. E' una dimensione importante, perché il livello di attivismo è elevato. Da sindaco, a volte è anche un problema, perché le persone sono estremamente attente a tutto e sono anche critiche, quando le cose non vanno. C'è un senso di unità che resiste davanti a tutto, da cittadina credo che sia importantissimo non sentirsi mai soli. E' il nostro valore aggiunto. Anche adesso, che non possiamo incontrarci di persona, ma non abbiamo smesso di essere solidali".

A proposito quindi di solidarietà, ritorniamo a Sarri. In particolare a sua moglie, Marina, con cui lei ha parlato. Com'è stata?
"E' una donna molto in gamba, si è occupata di tutta la questione, anche della distribuzione, caricando e scaricando scatoloni. Ha una azienda qui a Figline, è una donna che lavora e si sporca le mani".

Come si immagina Figline tra dieci/quindici anni, quando Sarri sarà il pensionato che cammina per le strade del centro come tutti i suoi coetanei?
"Se avesse più tempo da dedicare qui, sono sicura che si metterebbe al fianco delle società sportive, magari raccontando ai bambini lo sport. Me lo immagino. Più come filosofia di vita, che non in senso pratico. Ecco, mi piacerebbe molto fosse così, e che possa avere il tempo di farlo in futuro".

Un assessore allo sport "ombra"?
"Eh, magari".

Politicamente, sarebbe un grande colpo da mettere in lista. 
"Ma anche il padre, anzi. E' un ex ciclista professionista, con tutte le sue idee politiche, ma è un vero sportivo. Anzi, quando l'ho incontrato a Natale, a Maurizio gliel'ho detto: "E' lui il vero sportivo di casa". E' stata la prima occasione in cui ho avuto modo di conoscerlo, prima di diventare sindaca non lo conoscevo". 


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