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Negli Stati Uniti, la storia più letta in questo momento è quella di Kyrie Irving. La stella NBA ha rifiutato il vaccino obbligatorio per giocare a New York nell'NBA (è in forza ai Brooklyn Nets). Dunque, non avrebbe potuto giocare in casa, anche se la decisione del Board dei Nets è stata chiara: non lo farà affatto. Non per una questione etica - in NBA non esiste l'obbligo vaccinale - ma perché i Nets non accettano un giocatore a mezzo servizio. Ecco, tutto questo gran caos, cosa c'entra col calcio? C'entra che anche nello sport più visto e praticato in Europa, c'è chi ha detto no al vaccino, professandosi no vax. E sono molti più di quanto possiate immaginare. 

I DATI - Da quanto è emerso - e raccontato anche questa mattina da Repubblica - alcuni club come Milan, Udinese e Sassuolo non hanno svelato i dati ufficiali. Sette società hanno invece garantito di avere il 100% di vaccinati. Un'altra società ha cinque giocatori riluttanti, altre due ne hanno appena tre. Le altre ne hanno solo uno. Il Genoa, ad esempio, ha ceduto un giocatore che non ha voluto vaccinarsi durante il mercato estivo, mentre l'Udinese è stato esempio virtuoso: già a maggio ha vaccinato i propri giocatori. Sappiamo inoltre che tutti i giocatori della Nazionale campione d'Europa hanno avuto la doppia dose Pfizer. 

I NUMERI - I numeri comunque non preoccupano gli ambienti medici attorno alle squadre di calcio. Il 98% dei giocatori di Serie A è vaccinato. E i casi sono sempre più limitati. Come quello di Adrien Rabiot, centrocampista bianconero positivo al Covid che per i media francesi aveva rifiutato di sottoporsi al vaccino come i compagni della Juventus o della nazionale francese. Al momento, nessuna conferma: tutto è legittimamente protetto dalla privacy. A partire da venerdì prossimo, con l'entrata in vigore delle nuove normative, qualcosa potrà cambiare.