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Esattamente come viene descritto da una famosissima parabola del Corano. Se la montagna non va da Maometto è lo stesso Maometto che va dalla montagna. Questo per significare che, grazie al coraggio e alla spregiudicatezza, alla fine i conti tornano. Ebbene, finalmente e anche vaticinato al vigilia da un Massimiliano Allegri nelle vesti di preveggente si è compiuto il prodigio che il popolo della Juventus attendeva dal giorno in cui venne annunciato da parte della dirigenza bianconera l’ingaggio di Cristiano Ronaldo. Sono occorsi trecentoventi minuti di ansia e anche di moderato imbarazzo prima di poter assistere all’evento che tutti quanti davano quasi per scontato senza riflettere sul fatto che nel calcio, come nella vita, di assolutamente ovvio non vi è nulla.

Il primo gol di CR7 con la sua nuova maglia è arrivato al minuto sette della ripresa, nella gara contro il Sassuolo, quasi volesse onorare quel numero magico che il campione portoghese porta disegnato sulla schiena. Nell’attimo fatale in cui il pallone è finito dietro le spalle del portiere Consigli tutti i presenti all’Allianz Stadium di Torino sono scattati in piedi come fossero stati percorsi sa una scarica elettrica e si sono esibiti in un applauso dal significato assolutamente liberatorio. In quel momento Sua Maestà il Marziano era entrato ufficialmente storico nell’elenco dei bomber bianconeri.

Un evento che francamente ciascuno era convinto che non si sarebbe fatto attendere più di tanto anche se quattro partite utili per la sua realizzazione cominciavano ad essere un poco tantine, soprattutto per un tipo speciale come lui. Dunque la cosa curiosa e anche imprevista non è che Ronaldo abbia segnato la sua prima rete, ma semmai il modo in cui il gol è arrivato. Nella maniera più semplice e persino più banale che si potesse immaginare con una palla talmente facile da mettere in rete che persino il figlio di CR7, il quale ha nove anni è che con la maglia dei pulcini bianconeri ha fatto fin qui meglio del padre (due gol suoi ieri in campionato), non avrebbe fallito.

Ecco dove sta l’eccezionalità dell’evento. Nel rivedere e rivedere ancora Ronaldo segnare una rete di un semplicità quasi imbarazzante frutto di un destino che, evidentemente, si era stancato di aspettare. Sicché, proprio come nella parabola del Corano, visto che Ronaldo non si decideva ad andare il gol è stato il gol ad andarlo e cercare per ricordargli chi è e di che cosa è capace. Tant’è, la replica dopo il risveglio dal lungo sonno è stata quasi una formalità.