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La vittoria per 3-1 della Juventus contro la Lazio ha offerto un importante spunto di riflessione. O per meglio dire, una domanda dai contorni delicati e vagamente inquietanti: senza Cristiano Ronaldo la squadra di Pirlo gioca meglio?

Ieri all'Allianz Stadium la Juve è sembrata infatti funzionare quasi meglio rispetto a quando il fuoriclasse portoghese è in campo. I primi 20 minuti abbondanti sono stati uno shock, è vero, ma era dovuto anche allo schieramento "particolare" proposto dall'allenatore per ovviare alle assenze, con un modo leggermente diverso dal solito e alcuni giocatori decisamente fuori posizione. Una volta preso confidenza col campo e con l'avversario, i bianconeri hanno prodotto un rollio incessante di movimenti, grinta, possesso apprezzabile e finalizzazione. E nelle interviste del postpartita ad Alvaro Morata, mattatore di serata, è scappato un concetto: quando c'è Ronaldo ("il più forte attaccante della storia") pensi soprattutto a passarla a lui perché "è un robot e segna sempre", mentre quando non c'è sei più libero di tirare tu. Una frase su cui soffermarsi...

Spesso durante questa stagione è serpeggiata l'impressione che, con CR7 in campo, i compagni provino una sorta di soggezione nei suoi confronti, affrettandosi talvolta a servire il fuoriclasse portoghese anche quando non necessario. Qualcuno ha provato a stigmatizzare questa dinamica, e a chiedersi cosa succederebbe se la squadra giocasse senza il condizionamento mentale della sua presenza. Ed ecco l'autorevole ribaltone di ieri sera firmato da Morata con la preziosa collaborazione di Rabiot (già!) e Chiesa.

Dobbiamo quindi concludere che Cristiano Ronaldo costituisce un "danno tattico e mentale" che impedisce alla Juve di esprimersi al meglio? Che se da un lato è vero che alcune gare le risolve letteralmente lui, e i suoi numeri mostruosi parlano da soli, dall'altro bisogna pensare che se gli altri non segnano è perché lui tiranneggia il gioco, e che senza di lui giocherebbero meglio tutti quanti e in fin dei conti si vincerebbe di più?

Piano con le avventatezze, piano. Non dimentichiamoci infatti di tutte quelle occasioni, soprattutto a inizio stagione quando il campionissimo era alle prese col Covid-19, in cui la sua mancanza era palpabile in negativo. Di come, al suo rientro dalla quarantena, contro lo Spezia all'andata il risultato con lui in panchina era inchiodato sull'1-1 e come per magia è diventato 4-1 nell'ultima parte di gara in cui lui ha fatto il suo gran ritorno in campo.

Probabilmente la verità sta nel mezzo. O meglio, non c'è una verità. È necessario che ce ne siano due, di verità. La Juve deve acquisire la maturità tecnica per giocare nella maniera più efficace a seconda che ci sia o meno Ronaldo. Quando lui c'è (la stragrande maggioranza delle volte) sapersi adattare a servirlo nel modo migliore, metterlo nella condizione più agevole per colpire e mettersi nella condizione migliore per combinare con lui. Quando invece non c'è, come ieri, tirar fuori quel quid di consapevolezza e fiducia in più nei propri mezzi, e approfittare di quella "ora e mezza di libertà" per trovare vie diversificate e alternative per colpire. Segni lui o segnino gli altri, l'importante è che in entrambi gli scenari il rendimento della Juventus sia lineare, coerente e soprattutto vincente.

Partite come quella di ieri con la Lazio, in definitiva, piuttosto che stuzzicare divisivi dibattiti e scatenare le fazioni dei pro-Ronaldo e dei contro-Ronaldo, ci fanno capire che uno dei compiti più importanti e ardui di Pirlo è quello di plasmare non una squadra, ma due squadre, che siano altrettanto efficienti: la "Juve con" e la "Juve senza", per dirla in stile canottaggio. E per restare nella metafora, l'importante è remare tutti dalla stessa parte, fino alla fine.