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Tra poche ore, verosimilmente, la Juventus di Sarri vincerà il suo nono scudetto consecutivo e andrà avanti aggiungendo un altro trofeo alla sua mirabile collezione. Così sia, ma a me scappa da ridere. Non una risata provocata dalla felicità, ma da quella pulsione un poco isterica che spinge a ridere per non piangere.

La Juventus non c’entra niente, sia chiaro, in questo sfogo. La squadra di Sarri sta per ottenere ciò che ha meritato e per il quale ha comunque lottato. Sarà dunque un titolo legittimo sul cui raggiungimento nessuno potrà trovare elementi dietrologici da proporre. E’ tutto il resto, semmai, che è raggelante al punto da domandarsi che valore abbia avuto, al di là dei numeri e della classifica, la "coda” di un campionato di calcio surreale.

Il fatto che il dato economico dell’azienda pallone abbia prevalso sulla questione morale e quindi sulla salvaguardia dello spettacolo, del rispetto per i tifosi e della stessa professionalità dei giocatori invita a dire che sarebbe stato meglio e più dignitoso fermarsi quando la pandemia aveva obbligato le intere attività del nostro Paese allo stop. Come in Francia, per esempio, dove il titolo di campione nazionale è stato assegnato alla squadra che si trovava in testa prima del lockdown. In questo modo la Juventus avrebbe egualmente vinto lo scudetto e il calcio non avrebbe dovuto subire la mortificazione di un autentico scempio.

Siamo stati costretti ad assistere a tutto e di più perciò che riguarda il peggio. Gli stadi deserti e per questo privati di quella che è l’energia medianica della quale i giocatori non possono fare a meno per riuscire a dare il massimo. Lo spettacolo televisivo, frammentato e sonnolento, ha avuto l’effetto del surrogato che i nostri genitori bevevano al posto del caffè in tempo di guerra. Gli orari portoghesi in cui sono state giocate le partite non hanno fatto altri che distanziare maggiormente i tifosi dalla loro passione. I giocatori, obbligati a sostenere ritmi da lavoro a cottimo, che alla fine vagavano per il campo stremati e cotti dentro. L’impressione che tutto fosse finto o comunque precotto come un piatto della mensa aziendale. 

Ecco, se tutto ciò non è stato l’anti-calcio suggeritemi un po’ voi una definizione diversa che possa avere un minimo di senso per un evento come quello del pallone al tempo del Covid che un senso non l’ha avuto. E chiaro che in tutto ciò la Juventus non c’entra esattamente come tutte le altre squadre che hanno partecipato a questa ”farsa” della quale si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno. Lo scudetto verrà assegnato, ma festeggiarlo come meriterebbe mi pare sia molto dura. Una risata lo seppellirà.