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Nel suo classico editoriale su Il Corriere della Sera Mario Sconcerti torna a parlare di Paulo Dybala e le sue parole sembrano quelle di Beppe Bergomi di qualche settimana fa: "Dybala è un grande giocatore che deve ancora trovare una grande storia - scrive Sconcerti -. La differenza è quasi sempre lì, devi fare l’impresa. Altrimenti giochi bene, ma vinci insieme agli altri, sei indistinguibile. Il fuoriclasse è quello che prende la squadra sulle spalle e vince da solo. Come Pelé con il Santos, Maradona con il Napoli, Riva col Cagliari, Chinaglia con la Lazio. Oppure è colui che sa scegliere l’attimo. Rossi è tutto nei tre gol al Brasile. Nella Juve questo è più difficile perché ha sempre grandi giocatori. Non è semplice trovarne uno più decisivo dell’altro. È anche vero che la Juve non ama gareggiare in popolarità con i suoi campioni. Deve esserle sempre un passo avanti, come la Ferrari con i suoi piloti".

COSA MANCA - "È per questo che a volte è tranciante, annuncia un anno prima l’addio di Del Piero, ringrazia Buffon ma lo cede, salvo riprenderlo quando però l’aureola si è spenta e torna sicuro che è lei che regala, non viceversa. In sostanza Dybala è un grande giocatore ma non ancora quello che potrebbe essere. Gli manca la sua altra metà, quella cattiva, quello che lo porterebbe ad essere completo. Oggi è uno splendido mezzo campione, ideale per scombinare le partite nel secondo tempo. Sarri dice che Dybala in panchina è la sua bestemmia, ma resta un buon bestemmiatore perché in panchina lo manda spesso. Proviamo allora con un’altra domanda: cosa manca a Dybala per essere completo? Per prendere la Juve e l’Argentina e farle muovere sotto la sua mano? La prima cosa che mi viene in mente è che gli manchi qualche decina di gol".