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Un anno fa di questi tempi in casa Juve era già iniziata la rivoluzione. Alla casella "allenatore" c'era un punto interrogativo: Allegri se n'era andato da poco, c'era chi parlava dell'arrivo di Pep Guardiola ma alla fine la società ha scelto Maurizio Sarri, l'ex allenatore del Napoli che aveva appena vinto l'Europa League con il Chelsea. L'uomo giusto per puntare anche al bel gioco oltre che alle vittorie. O almeno così pensavano, sperando di rivedere quelle idee con le quali ha preso gli applausi di tutti quando era a Napoli. Speravano, appunto. Perché a quasi un anno dal suo arrivo in bianconero il giudizio su Sarri è ancora in stand by. La squadra vince ed è ancora in corsa per tutti gli obiettivi, ma il bel gioco si è visto poco e niente. E i tifosi si dividono tra chi lo vorrebbe ancora in bianconero e altri che punterebbero a un nuovo cambio in panchina.

L'ANALISI - Spesso in campo è successo di rivedere la stessa Juve di Allegri, eppure tra i due ci sono tante differenze. Sarri studia e approfondisce i dati quasi in maniera maniacale, guardando e riguardando insieme al suo staff anche video di partite precedenti degli avversari, montati e tagliati dai match analyst. Un approccio sicuramente più scientifico rispetto a quello di Allegri, per il quale le sessioni video non dovevano durare più di cinque minuti. 

LA TECNOLOGIA - Maurizio Sarri, amico della tecnologia. Il "Virtual coach", software che dà la possibilità di analizzare le partite in tempo reale, è uno strumento che la Lega Serie A ha approvato da novembre, ma che l'allenatore ha svelato di utilizzare già da diversi anni. E Allegri come lo considera? "Una cazzata". Chiaro, chiarissimo. Due visioni diverse di uno stesso calcio: 'Se meccanizzi tutto non hai più calciatori pensanti - aveva detto Max - e se sono abituati a passare per una porta che un giorno trovano chiusa, finirà che ci sbattono la testa'.

GESTORE VS COMANDANTE - Dalla scrivania al campo, dove Sarri cura in prima persona movimenti e schemi della difesa, a differenza di Allegri che si concentra più sul rapporto con i calciatori. Da una parte il "gestore", dall'altra il "Comandante". Max aveva un rapporto diretto con tutti ma sapeva quando farli riposare, Maurizio va più al sodo: 'Non sono un tipo che fa molti complimenti'. Per informazioni chiedere a Dybala e Higuain, convocati dall'allenatore nel suo ufficio dopo qualche muso lungo di troppo per via delle continue sostituzioni: 'Siete rimasti e vi ho dato fiducia, ora non mettetemi in difficoltà'.

CONVOCATI E RIFINITURA - Altra differenza: Sarri ha cambiato le abitudini in occasione delle partite casalinghe, in cui la rifinitura viene fatta la mattina (a meno che la partita non sia il pomeriggio) e i convocati vengono diramati il giorno stesso della gara in tarda mattinata, anziché il giorno della vigilia come invece era abituato a fare Allegri.

PUNTO IN COMUNE - Un punto in comune però ce l'hanno. I campioni fanno quello che vogliono. Spieghiamo: Allegri aveva detto che la sua strategia era quella di far arrivare la palla a Ronaldo e Dybala, una volta raggiunto l'obiettivo, poi, sarebbero stati loro a decidere cosa fare. Discorso simile a quello fatto da Sarri il giorno della presentazione alla Juve, nel quale aveva spiegato che negli ultimi 30 metri è abituato a lasciare libertà di decisione.

TRASFORMAZIONE - Al di là di questa caratteristica che gli accomuna, con il passaggio da Allegri a Sarri la Juventus ha fatto una vera e propria rivoluzione. Trasformare, non cambiare. Ripartire da zero dopo un ciclo di vittorie e trofei. Cambiano metodi, gioco, approcci. Funziona? Giudizio sospeso, presto per dirlo. Sarà Sarri a doverlo dimostrare.