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Il successo della Juventus sul Milan ha confermato ciò che, da qualche settimana, vado sostenendo con convinzione. Paulo Dybala è tornato tra i “vivi” dimostrando di dover rappresentare un punto fermo della realtà bianconera. Ma, questa volta, c’è molto di più. Sia per rallegrarsi e sia per dolersi di una certa “ignoranza” inammissibile.

Maurizio Sarri, ieri sera, ha fornito una prova di grande professionalità e indipendenza intellettuale. Non credo proprio che tutti gli allenatori avrebbero avuto il “coraggio” di richiamare dal campo il giocatore che non rappresenta soltanto la “forza calcistica” di una squadra ma, soprattutto, il valore aggiunto per il “motore produttivo” della la società.

Agnelli e i suoi collaboratori non saranno stati certamente contenti, sotto il profilo manageriale, di una soluzione tutto sommato inattesa perché semmai dovesse ripetersi potrebbe portare ad una “svalutazione” del soggetto che è in grado di garantire surplus di prestigio e di denaro. Un Ronaldo che viene trattato, giustamente voglio aggiungere, come tutti gli altri serve poco all’azienda e ai suoi sponsor.

Agnelli è i suoi collaboratori, da persone intelligenti quali sono, avranno comunque preso atto che Maurizio Sarri non è uno “yes man” ma, semmai, un tecnico il quale per il bene della squadra e per i risultati da ottenere non guarda in faccia nessuno anche se in questo modo rischia di rendesi impopolare. Non solo. Sarri ha inviato un messaggio netto a tutti i suoi giocatori: a pagare è la meritocrazia e non l’immagine.

Infine, Agnelli e i suoi collaboratori dovranno dare un senso al loro ruolo “padronale” facendo capire a Ronaldo, con una punizione esemplare, che lui non può e non deve vivere la Juventus come un intoccabile a prescindere. La desolante sceneggiata al momento della sostituzione e soprattutto il suo aver lasciato il posto di lavoro prima della fine sono sintomi inaccettabile di presunzione e di mancanza di rispetto anche verso i compagni.