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Purtroppo, ci risiamo. A pochi giorni dal commosso addio del mondo del calcio a Davide Astori, a poche ore dai minuti di silenzio e ricordo che, per una volta, hanno visto tutti gli stadi d'Italia uniti nella memoria dello sfortunato capitano della Fiorentina, la violenza è tornata a farla da padrone. Non quella fisica, ma quella verbale. E fa male, a chi ne fa parte e segue questo mondo, che arrivi da uno dei suoi protagonisti, l'allenatore della squadra seconda in classifica. Proprio lui, l'allenatore più incensato e acclamato dalla stampa italiana: Maurizio Sarri.

MA QUALE BIG? - Il tecnico del Napoli, dopo la seconda partita consecutiva non vinta dalla sua squadra - e dopo aver perso, nonostante una gara di vantaggio, la testa della classifica - si è scagliato contro una giornalista, Titti Improta di Canale 21, dando prova - una volta di più - della sua arretratezza e della sua inadeguatezza a certi palcoscenici. Già qualche anno fa, dopo un Napoli-Inter di Coppa Italia, Sarri se la prese con Mancini dandogli del "finocchio" e mostrando tutta la sua omofobia. Un tratto del suo carattere che, unito ai continui piagnistei, gli impediranno di avere un futuro in qualsiasi big, che sia in Italia - Berlusconi ci aveva visto giusto, quando decise di non puntare su di lui per il suo Milan - o all'estero.

FUTURO IN BILICO - Gli stessi comportamenti rischiano di portare al capolinea anche la sua avventura col Napoli. Un presidente come Aurelio De Laurentiis, sempre molto attento alla reputazione internazionale, agli aspetti di marketing ed economici che riguardano il suo club, non può e non deve permettere che la sua creatura sia danneggiata da chi, invece, dovrebbe accrescerne il valore. Fossimo in DeLa, non avremmo dubbi nel multare Sarri e chiedere che esprima pubblicamente le proprie scuse alla collega vittima degli insulti sessisti. E, se a fine stagione - come accadrà - il Napoli finirà senza trofei, ma avrà sacrificato fin da febbraio le coppe europee per esplicita volontà del suo allenatore, gli chiederemmo anche i danni.