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Un salto, per entrambi, che mette in difficoltà. Cristiano Ronaldo è passato da Zidane e Allegri a Maurizio Sarri, il tecnico da Eden Hazard a CR7. E l'ambientamento è ancora complesso. Diversi i modi di giocare, diversi i modi di intendere il calcio. E da un anno a questa parte il tema della convivenza è ancora sul tavolo. Sì, perché al netto di un rendimento super prima della pausa, Ronaldo non è mai entrato in sintonia totale con Sarri. E qualche screzio c'è stato, specie dopo le sostituzioni ravvicinate nel suo periodo più complesso, tra ottobre e novembre. Da lì in poi i due si sono riavvicinati, fino alla ripresa. 

I MOMENTI DI CRISI - Due partite, zero gol (non solo per CR7 ma per tutta la Juve), poche trame di gioco valide e la sensazione di non essersi ancora capiti a pieno, nonostante il tanto lavoro di entrambi. Il primo tema di discussione è il ruolo: la questione centravanti, con la richiesta di Sarri e il no di Ronaldo, dopo l'esperimento fallito. In questi mesi non c’è stato disaccordo solo questo, ma anche su alcune scelte in allenamento o in partita... Il momento di tensione più evidente dopo il cambio in Juve-Milan, quando Cristiano lasciò in anticipo lo stadio furioso. 

RONALDO E SARRI - Sarri - scrive la Gazzetta - probabilmente è troppo legato alla tattica, alla ripetizione degli esercizi in allenamento per essere l’allenatore ideale di Ronaldo, che si è trovato bene soprattutto con allenatori-gestori alla Zidane, alla Ancelotti. La questione ruolo sembra destinata a risolversi e Bologna-Juve di domani è la prima prova generale. Ronaldo, di contro, ha dato il massimo quando si è sentito capito e coccolato dai suoi allenatori. E chi non lo ha soddisfatto spesso ha perso il posto... Il rapporto di Cristiano con Ancelotti, Mourinho, Ferguson e Zidane ne ha alimentato la forza e i trionfi. A Torino - chiosa la rosea - ha conosciuto il pragmatismo toscano di Max Allegri: niente cuoricini, ma nemmeno il freddo che si sente adesso.