I TEMPI - L’allenatore aveva fretta di buttarlo dentro. Tanta. Troppa. Sarri, forse,
non ha letto benissimo la situazione, fidandosi di quello che aveva visto in allenamento. Prima della partita col Sassuolo Chiellini non aveva mai giocato un minuto dalla ripresa del campionato; in tutto, poco più di un’ora tra Brescia e Spal se si escludono i 90’ alla prima giornata col Parma prima dell’infortunio. Forse l’ideale sarebbe stato reinserirlo in campo gradualmente, come succede di solito per questi tipi di infortunio (Fonseca, per esempio, sta gestendo così Zaniolo che ha avuto lo stesso problema).
LA FIDUCIA - Insicurezza e poca lucidità da parte di Maurizio Sarri, sul quale forse ha influito anche il momento non facile che sta attraversando la squadra: mandare in campo un simbolo della Juve come Chiellini, il capitano, avrebbe potuto dare la scossa alla squadra. Quella spinta in più per sbarazzarsi del Sassuolo e chiudere (o quasi) la corsa per lo scudetto. Risultato? 45’ in campo, inizio della ripresa con Rugani al suo posto e subito il gol di Berardi. Poi, il tris firmato da Caputo tutto solo. Sarri trema e Alex Sandro la riprende, ma che brividi!
SENZA RITMO - Figli di errori di valutazione. Di quella scelta fatta, forse, anche un po’ per far tornare il sorriso ai tifosi: “Avete visto, c’è Chiellini”. Troppa fiducia al fisico di un ragazzo che tra un mese compirà 36 anni: se già è complicato recuperare da infortuni così gravi, lo è ancora di più a quest’età. Il cuore c’è, la voglia e la leadership anche. Entusiasmo? Non ne parliamo. Quello che è mancato però è il ritmo partita, la corsa. Nelle gambe c’erano zero minuti, l’ultima partita era del 22 febbraio. Difficile chiedergli di più. “Forse era troppo presto per metterlo in campo”: il mea culpa di Sarri, il pareggio col Sassuolo. Lezione imparata.