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C'è un filo sottile che unisce la stagione di Maurizio Sarri e Antonio Conte. C'è stato fin da subito, da quando si sono seduti sulle panchine di quelli che fino a poco tempo prima erano stati club "nemici", sportivamente parlando. Ma anche il prosieguo della stagione ha accomunato il tecnico toscano e quello leccese più di quanto si credesse. Anche nelle critiche. Negli ultimi giorni tutti e due sono finiti al centro di polemiche per i risultati contro Milan (Sarri) e Verona (Conte) e per una gestione dei cambi che non ha convinto né tifosi né addetti ai lavori. Martedì sera a San Siro il bianconero ne ha fatti tre dopo che il Milan aveva ribaltato la Juve con la rete del 3-2 firmata da Leao, ieri sera Conte ha buttato nella mischia Eriksen dopo il pari degli uomini di Juric. Troppo tardi.

LEZIONE DI CAMBI - Sarri e Conte preparano le partite, forse, come nessun altro allenatore sa fare. Studiano in maniera approfondita e quasi maniacale l'avversario ma durante i 90 minuti raramente riescono a cambiare il piano gara. Uno stile tutto diverso (che non vuol dire migliore o peggiore) rispetto a ciò che fa Max Allegri, che ad un anno di distanza dal suo addio alla Juve fa ancora ombra su Sarri e inizia a farne un po' pure sul tecnico nerazzurro. Il livornese riusciva a leggere le partite e a ribaltarle a gara in corso grazie ai cambi. Uno degli esempi più eclatanti fu a Wembley, quando la Juve doveva segnare due gol in un tempo per qualificarsi ai quarti di Champions League contro il Tottenham. Gli bastò togliere Matuidi e mettere dentro Lichtsteiner. Allargò la difesa degli Spurs, incartò la partita di Pochettino e portò a casa la qualificazione con le reti di Paulo Dybala e Gonzalo Higuain.

DIFFERENZE - "L'allenatore deve capire il momento in cui c’è da cambiare uno o il momento in cui c’è anche bisogno di togliere il migliore perché la squadra ha bisogno di un altro giocatore", dichiarava qualche mese fa l'ex tecnico della Juventus. Uno dei suoi capisaldi. Nel corso del suo quinquennio alla Juve, Max ha usato spesso i cambi per recuperare le partite, per ribaltare risultati che sembravano scritti. Spesso, al 90', la squadra che finiva la partita non sembrava la stessa che era scesa in campo dal primo minuto, ovviamente non solo negli uomini. In poche parole, rovesciava la squadra come un calzino, cosa che né Sarri né Conte, ad oggi, sembrano riuscire a fare. I due hanno il loro piano gara e a quello si attengono. Qualche mese fa l'ex Chelsea Green diceva di Sarri: "​Nel suo cervello c’era come una formula per il successo, pensava: ‘Sono un matematico, l’ho scoperta e so come fare’. ​Aveva difficoltà a cambiare, aveva solo un modo di lavorare. Quando le cose non andavano, diceva semplicemente che dovevamo fare meglio”. I risultati, però, li ha raggiunti lo stesso, vincendo l'Europa League con i Blues. E pure Conte è uno che ha vinto spesso. Non c'è un metodo migliore e uno peggiore. Semplicemente, sia lui che Sarri cercano di arrivare alla vittoria in maniera diversa rispetto ad Allegri che quando c'è bisogno di cambiare le partite in corsa resta il numero uno sulla piazza.

@lorebetto