3
La domanda di fondo non è più sul 'quando', ma è sul 'come'. Il sarrismo s'è fatto Juve e viceversa, e allora il punto si sposta sul concretizzare, sul produrre, sul migliorare ancora e sempre. Perché di margine ce n'è tantissimo e non andare avanti in questo senso sarebbe un peccato mortifero. Se in mezzo al polverone delle statistiche, e delle istantanee, finisce poi Federico Bernardeschi, per il tecnico è una questione che neanche si pone: sbagliano tutti, lui compreso. La risposta non era pronta, ma accompagnata da una naturalezza da spavento. Berna è uno dei tanti, per questo umano. 

CATTIVERIA - Il discorso dell'esterno è comunque il discorso generale. "Nelle ultime partite stiamo creando, ci mettiamo nelle condizioni di essere pericolosi". E poi? Poi che succede? E' una roba mentale. Se ne può discutere quanto si vuole, ma il mister ormai ha tracciato la sua idea. La percentuale realizzativa in base alle azioni create, in questo momento, è bassa: necessariamente si deve ripartire da qui, dal percorso di ammissione si arriva alla risoluzione. Poi un altro problema, e un altro discorso, è il modo in cui va rialzata quella media. Del resto, come si allena la cattiveria? Con l'esercitazione. Che mai deve essere "fine a se stessa". Che quindi resta una storia di approccio, appunto mentale.

LEGGEREZZA - Chissà se MS, con quel calibro 7 che si trova ad allenare, pensava di trovarsi a fare i conti con l'inconcludenza dell'attacco. Per carità: i numeri non sono nemmeno malvagi, tuttavia resta un filo di apprensione per quello che poteva essere e non è mai stato completamente. Per questo prepara un lavoro misto per pungolare la cattiveria dei suoi uomini avanzati. Quello che è un 'timore', una preoccupazione, presto potrebbe quasi trasformarsi in una condizione di squadra. Perché senza aggressività davanti perdono tracce (ed energie) importanti praticamente tutti, dal centrocampo in su. Serve sbloccarsi, magari con una goleada: bunker Genoa a serio rischio implosione.