commenta
Walter Sabatini è il nuovo responsabile dell'area tecnica della Sampdoria. Ecco come si è presentato alla stampa: "Poter accettare la Sampdoria è stato bello. Qui potrò tornare a frequentare la mia utopia calcistica, il mio modo di pormi davanti al calcio. Sette anni fa avevo raggiunto un accordo con Riccardo Garrone, nella coltre di fumo di casa sua. Poi però ho dovuto rinunciare e lui ci è rimasto molto male. Avevo un debito nei confronti di questa squadra, che dentro di me non avevo ancora risolto e ringrazio la società per avermi dato questa possibilità".

SAMP - "Perché penso di essere alla Juventus, alla Roma o all'Inter. Non considero la Samp subalterna a queste altre realtà. Vivo per mettermi in discussione, altrimenti mi annoio. Qui posso coltivare e elaborare una strategia forte per essere sempre competitivi. Non sopporto la sconfitta, odio perdere, mi fa sentire in colpa. Ho scelto la Sampdoria per Giampaolo. Io credo in lui, lo conosco da quanto era allenatore ombra al Giulianova. E' il valore aggiunto di questa società, è un demiurgo, l'uomo che forgerà l'idea di ciò che dovremmo essere. Lo considero molto vicino alla perfezione, uno dei migliori in Europa".

FERRERO - "E' un artista, un dirimpettaio della follia, qualcosa di necessario per vivere meglio. E' un po' come me, una persona che dentro ha di tutto, un uomo dirompente nei modi di fare. Fortunatamente abbiamo due guardiani, ovvero Romei e Osti. L'obiettivo? Smentire quelli che collocano la Samp fra il nono e il decimo posto nella griglia di partenza. E' legittimo pensarlo, ma non da parte nostra. Questa è la battaglia che dobbiamo vincere. I calciatori in primis devono combattere contro questa dimensione che viene loro assegnata. Non voglio alibi, io voglio credere di essere una grande squadra con Giampaolo, i giocatori che ci sono oggi e quelli che arriveranno domani"

INTER - "E' stata una feroce delusione, mi sono dimesso perché non mi sentivo in totale sintonia non tanto con l’ambiente, quanto con Suning. Ero stato assunto per costituire un network internazionale, poi sono cambiate alcune norme interne al governo cinese che si sono rimembrate nel calcio e questo progetto è andato in depressione. Mancando i presupposti, una mia permanenza sarebbe stata asfittica. Non vedevo che il mio modo di pensare e operare potesse coincidere con la proprietà cinese, non sentivo di potermi esprimere, non sentivo di poter portare a buon fine le operazioni".