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Può sembrare un paradosso, ma è la realtà. Cristiano Ronaldo, l’uomo che avrebbe dovuto far vincere alla Juventus la Champions, ieri a Bologna è stato relegato in panchina nel giorno in cui la squadra e la società bianconera avevano il compito di provare a salvare la stagione almeno sotto il profilo economico garantendosi il “bonus” di sessanta-settanta milioni previsto dall’Uefa. Missione compiuta senza il supporto del Fenomeno.

Credo che l’evento possa essere letto e interpretato come un segnale piuttosto chiaro. Nel momento della massima coesione e del cuore oltre l’ostacolo a contare non era il pedigree del singolo ma la sostanza del monolite bianconero. Ronaldo è un grandissimo campione e la conquista della classifica cannonieri ne è una valida dimostrazione. Eppure la sua presenza in bianconero è sempre stata caratterizzata dal sospetto che si trattasse di un valore aggiunto a parte.

A differenza di altri leggendari fuoriclasse, da Platini a Maradona e da Vialli a Totti, il campione portoghese non ha mai dato l’impressione di sapersi proporre come un autentico leader il quale nel momento del bisogno estremo si rimboccava le maniche come usava fare Valentino Mazzola e guidava il gruppo alla carica. Il suo essere un magnifico solista votato per indole a cercare prima la gloria personale che non quella della squadra risultava a volte stucchevole.

Sono convinto che i suoi stessi compagni, pure se non lo confesserebbero mai neppure sotto tortura, fossero consapevoli di questo “status” e provassero fastidio. Ieri a Bologna persino Paulo Dybala, anche lui non esente da attacchi di narcisismo, si è messo al servizio del collettivo con risultati eccellenti. Del resto era questo l’unico modo utile per arrivare a sciogliere in maniera positiva il nodo della Champions. Pirlo lo sapeva ed ha ritenuto che Ronaldo non potesse fare parte del progetto.

Ora l’impressione è che CR7 non sia più adatto neppure al progetto futuro e che, quindi, per lui sia arrivato il tempo di lasciare Torino e la Juventus per seguire il suo parco di automobili, che il portoghese ha già fatto traslocare in un luogo ancora sconosciuto. I tifosi prenderanno atto che Ronaldo in bianconero non è stato un fallimento, ma un’anomalia e se ne faranno una ragione. I saluti saranno d’obbligo come i ringraziamenti, ma nessuno rimpiangerà. Lui era un extraterrestre e non è mai stato uno di noi.