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Corsa, tanta. Sacrifici, molti, per sè e per i compagni. Intelligenza calcistica, anche. Ed è proprio questa qualità a fare la differenza, sempre e comunque. Sì, perché negli anni Blaise Matuidi è stato scelto per essere il titolare prima del Paris Saint-Germain nella sua scalata europea, poi della Francia Campione del Mondo e infine della Juventus di Allegri. E quando tutti pensavano che la sua carriera in bianconero fosse finita, ecco la svolta: è un titolare anche per Sarri. Il maestro del bel gioco ha scelto il numero 14 come prezioso interprete del suo centrocampo, alla spalle di Ronaldo, per poter sfruttare al meglio le capacità di entrambi. E così in un attimo è passato da esubero a insostituibile. 

E RABIOT - Corre per due, ma non fa solo quello. E' il raccordo per impostazione e ripartenze sulla fascia sinistra, contrasta e si inserisce sempre, così da aprire spazi e creare superiorità. E Ronaldo ringrazia. Propensione all'inserimento in area, una dote che ha perfezionato negli anni, portandolo anche a qualche gol pesante (leggasi al Bernabeu contro il Real Madrid) e gli ha regalato la prima gioia stagionale: corsa, colpo di testa e via con l'esultanza. Sarri l'ha voluto trattenere e l'ha celebrato nell'ultima conferenza stampa: "La storia parla da sé, è un campione del mondo in carica", perciò non sottovalutatelo. Matuidi ha ringraziato a modo suo, sul campo: poche parole, ma tanto impegno, sacrificio e corsa, al servizio della squadra. Oltre al gol. Così si è ripreso la sua maglia da titolare (mai abbandonata, se non sulla carta), così ha già oscurato l'arrivo di Rabiot: più tecnico e palleggiatore, ma anche meno votato a questo ruolo da fluidificante aggiunto. Sarri non fa a meno di lui, che ora apre le ali e vola: è il Charo Matuidi.