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Arrigo Sacchi prende di nuovo la parola sulla Superlega e ai microfoni del Corriere della Sera spiega: "Tutto questo accade perché si pensa esclusivamente ai soldi e vengono accantonati i valori fondanti dello sport, del calcio. Dopo i soldi arriva il risultato, si pensa solo a quelli, non certo a come si può raggiungere la vittoria".

SUPERLEGA - «Ho provato un gran dispiacere. Vedo delle responsabilità, che non sono solo di quel gruppo eletto di 12 società. Il movimento tutto, intendo le società, le istituzioni sportive, dirigenti, tecnici, compresi stampa e mezzi di informazione hanno delle colpe. Abbiamo fatto poco per creare il giusto pensiero, non c’è attenzione e sensibilità per i giovani. Date un pallone a un bambino, lo prenderà subito a calci: in quel gesto c’è la nostra cultura, il nostro Dna. Non lavoriamo sull’emozione, sulla bellezza del gesto, sulla identificazione del calciatore. Ci limitiamo a giudizi superficiali, a dire “quello è bravo”. Bravo a far cosa? Di un attore sappiamo specificare e spiegare il suo talento, così di uno scrittore, mentre nel calcio vedo scarsa profondità di pensiero, poco studio, un atteggiamento sbagliato, non si è portati a costruire, azione che richiede fatica, dedizione e sensibilità. È un fatto di cultura in un Paese che troppo spesso cerca scorciatoie».

AGNELLI - «Le dicevo del mio dispiacere. Perché conosco Andrea Agnelli, sempre molto carino e gentile con me, un dirigente capace, ho lavorato con Florentino Perez, anche lui molto valido. Questa Superlega è lontana dai miei valori».