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Arrigo Sacchi ha parlato dell'Italia e di Locatelli alla Gazzetta dello Sport: "Lo spettacolo continua, grandissimi gli azzurri che travolgono la Svizzera, abbastanza ostica, con un perentorio 3 a 0. Aumenta il livello tecnico-agonistico delle avversarie e contemporaneamente cresce la risposta e la bellezza del gioco degli uomini del Maestro Mancini. Gli azzurri hanno interiorizzato ormai tutti i suoi insegnamenti, con i vantaggi collettivi e individuali che ne conseguono. Un divertimento, una gioia vedere muoversi questa brillante Nazionale che vince con merito e con armonia. L’amalgama è elevatissimo, tutti partecipano, tutti danno tutto, si divertono e sono una vera squadra nello spirito e nelle idee. Quanto è bello constatare gli intenti nobili e professionali che questo stupendo gruppo ci mostra partita dopo partita. Il fautore di tutto ciò? Porta il nome di Roberto Mancini (e del suo staff). Il c.t. ha proposto un calcio innovativo e coraggioso, affidandosi a qualche anziano e a un gruppo di ragazzi pieni di entusiasmo e volontà. I sentimenti non nobili come l’invidia, il protagonismo eccessivo, le gelosie e la furbizia sono stati travolti da sentimenti nobili come l’entusiasmo, la generosità, la passione, la modestia e l’intelligenza di questo meraviglioso team azzurro. Il segreto Il gruppo esalta i singoli giocatori. Questa squadra ci sta facendo rivalutare valori ormai quasi sconosciuti alla nostra cultura individualista: è l’esaltazione del gruppo e del lavoro. In questo contesto può succedere che Locatelli, uno dei meno brillanti nell’incontro con la Turchia, si trasformi con la Svizzera nell’uomo-partita. Bellissima l’azione da lui iniziata con un superlativo cambio-gioco e poi condotta avanti da Berardi, altro sassolese, e finalizzata da Manuel grazie a un inserimento senza palla di trenta e più metri. Lo stesso Locatelli ha poi completato la sua straordinaria prestazione con una rasoiata da fuori area imprendibile per il portiere svizzero. Quanto sarebbe importante fare squadra! Purtroppo il nostro è un Paese in cui è la cosa più improbabile. Anche nel calcio si è sempre pensato che il singolo dovesse caricarsi sulle spalle tutta la squadra. In generale si finisce col pensare questo in uno sport incentrato sul collettivo. Ah, povera nostra cultura!",